mercoledì 15 gennaio 2014

Navigazione col Sestante

Una bellisima veleggiata invernale imparando a navigare con i rilevamenti col sestante e i colcoli di effemeridi.

Questo il video

http://www.youtube.com/watch?v=nF9dd_fLmgQ&feature=share

domenica 12 gennaio 2014

Sulla rotta di Aristula il ritorno verso altri viaggi

Chi ha steso braccia al largo battendo le pinne dei
piedi
gli occhi assorti nel buio del respiro,

chi si è immerso nel fondo di pupilla di una cernia

intanata dimenticando l'aria, chi ha  legato all' albero


una tela e ha combinato la rotta e la deriva

chi ha remato in piedi a legni lunghi:


questi sanno che le acque hanno volti.

E sopra i volti affiorano

burrasche, bonacce, correnti

e il salto dei pesci che sognano il volo.
(Erri De Luca)

Sulla rotta di Persefone e il Maestrale

La costante di questa rotta è, almeno per ora, un forte Maestrale contro!

Ogni tappa è stata una conquista. Solo a Messalongi siamo entrati quieti attraverso il canale.

Sembra di stare in India lungo un fiume con le sue palafitte.

Qui le case sono costruite sul mare, sospese nell'acqua ognuna con il suo pontile e la barchetta per la pesca.

Se non è l'India è il Vietnam per il lussureggiante verde.

La città ci accoglie con saluti e parlottate in greco e con i mimi, come se fossimo sempre stati lì. Molto particolare è stata la rada a Paletes, non programmata. Il forte vento ci ha indotto a passare una notte stellata lì. C'erano altre dieci barche che insieme alla nostra formavano un cerchio perfetto con allo zenit la luna.

Kastos è sempre splendida con le sue trasprenze e colori smeraldo. Ma io e Monica siamo nella tenda della luna e l'acqua così bella non l'abbiamo sfruttata per quello che meritava.


Poi Mitica, una vecchia in sottana, con le sue casette in riva al mare ci ha regalato dell'ottimo pesce arrosto a 10,00 euro e una bella cornice per il mio compleanno.

E' stato il tempo di Lefkas. Il tempo era uggioso e siamo scesi in città. Non l'avevo mai girata così bene, con le sue casette di latta variopinte.

Lo spirito di questa rotta è stato il viaggio, una lunga risalita contro vento, esattamente come la risalita dell'Acheronte con il tender.  Il verde lussureggiante si specchiava nell'acqua del fiume, i martn pescatore azzurri e rossi ci accompagnavano, le anatrelle salterine ci facevano ridere, mentre gli aironi cenerini ci sovrastavano con le loro immense ali; le nutrie e le tartarughe facevano capolino dal verde per tuffarsi in acqua.

Se il percorso delle anime defunte è veramente un viaggio su questo fiume fino al mare, il morire è dolce come sognare...

Sulla rotta di Pizia

Apettiamo che cali la calura e ci andiamo a prendere la città di Patrasso. A me ricorda Atene e ad Alfredo Rio De Janeiro, ci sono condomini bianchi e balconi pieni di piante e anche i viali sono tutti alberati. Il lungo mare è pieno di locali notturni; appena entriamo in città, accanto ai bar e alle bakarie ci sono molteplici attività commerciali. Alcune sono chiuse insieme ad un grande albergo abbandonato, proprio di fronte al nostro ormeggio, ma molte altre sono aperte con vetrine vivaci ed attraentei.
Prendiamo l'autobus per il centro e lo percorriamo tutto. La sera ci rilassiamo in barca sotto una luna quasi piena, che rende poetico e al contempo spettrale l'enorme e arabeggiante Hotel in abbandono.

Il porto costa poco, ma il minimo è per due giorni, così restiamo e ce ne andiamo nella parte alta  con casette piccole e antiche e molto "sgarruppate". Qui tra i vicoli ed una piazzetta si ergono l'Odeon romano, la basilica biziantina più grande dei balcani e il castello medioevale.

Entriamo in una taverna che si trova sulla stessa strada della basilica gestita da una nonna: ha un giardino interno bello e curato ed i piatti sono proprio fatti a casa in modo tradizionale dalla nonna: una vera chicca.

Ed ora partiamo per la rotta di Pizia per progettare e oracolare sulle nuove rotte di Sogno Blu.

L'intera tratta la percorriamo senza l'aiuto del GPS, che non è aggiornato con il golfo di Corinto, con carte nautiche squadretta e compasso: carteggio manuale!

La prima tappa è la splendida città di lepanto, famosa per la battaglia che prende il suo nome, in cui i turchi vennero distrutti ed i veneziani sancirono il loro dominio incontrastato su tutto lo ionio.

Per avvicinarci passiamo sotto un monumentale ponte sospeso: assomiglia a quello Newyorkese, ma a quanto leggiamo è più grande ed imponente.  Il ponte segna il passaggio dal Golfo di Patrasso a quello di Corinto.

L'ingresso a Lepanto è attraverso un piccolo gioiello: il porto medioevale, seguito da piccole casette tipiche con gli infissi colorati e molto curate. C'è poi una prima cinta muraria con le sue porte e poi in alto sulla montagna una immensa fortificazione veneziana, ben tenuta che visitiamo tutta.

Da lassù si vede il golfo, il ponte e, piccolissima, la nostra Blue Bone, ancorata alla ruota fuori dal porto. 

A Trizonia incontriamo i nostri amici Patrizio e Flavia. Quest'inverno nel bel mezzo dell'esaurimento lavorativo, progettammo fino a notte questo itinerario insieme.
La meta di Patrizio e Alfredo era Trizonia, porto ridossatissimo in cui è possibile svernare con le barche senza pagare l'ormeggio; mentre quella mia e di Flavia era il complesso archeologico di Delfi.

Scopriamo che il luogo fu conquistato da Apollo uccidendo un serpente sacro, simbolo della Dea e quello stesso serpente anzicché pensare alla vendetta, divenne la Pizia (da pitone): la sacerdotessa dell'Apollo delfino, il più potente oracolo del mondo antico.

Il complesso è enorme e ciò nonostante è una lontana eco della meraviglia che doveva essere.

Colonne alte, pietre intarziate, un grande teatro, lo stadio e poi i tempi minori che custodivano i tesore offerti all'oracolo. Si sentiva un'energia di livello molto basso, come se prevalesse l'energia patriarcale e quindi l'atto dell'uccisione del serpente prima e delle vittime sacrificali poi.

Ma alla fine quando ormai le forze ti stanno per lasciare e il caldo ti spezza le ginocchia, ripassando dal tempio di Apollo ho sentito un sussurro e poi un respiro all'orecchio destro, seguito da formicolii e brividi in testa .... la Pizia - ho pensato - e il suo amore di donna e di dea e il suo sacrificio di essere schiava per oracolare agli uomini greci se avessero perso o vinto una guerra ... è stata la voce che è arrivata a toccare il mio cuore.

Abbiamo chiesto anche noi l'oracolo ai tarocchi di madrepace, aprendoli su una pietra di duemila anni fa: il senso profondo del viaggio è la cura, la serenità e la pace, anche un luogo di distacco per osservare la vita da lontano, tutti e quattro faremo l'oceano.

Sulla rotta di Medea e il super falò con grigliata

Si susseguono le rade nelle splendide baie di Itaka, Atokos e Kalamos.

La giornata tipo è all'insegna del carpe diem e con il "diem" carpiamo anche un'aguglia per il sughetto, i ricci per gli aperitivi e per le linguine.

Bagni senza tempo, veleggiate, a volte soavi a volte tese, e tanti aperol sprits.
Solo gli ormeggi sono difficili: l'ancora che non agguanta o magari speda, lo scoglio frisa che cade per la pressione della cima e le raffiche violente del vento catabatico.

Fa parte tutto del bene-stare, perchè dobbiamo pur guadagnarceli i souvlaki in spiaggia dal porcone a Porto Leone.

Ma prima c'è il crepuscolo con Cesare e Fabio che con giri di do e là accompagnano il canto di Jenny o semplicemente pizzicano corde come sottofondo al nostro chiacchericcio.

Non per stanchezza, ma per necessità di approvviggionamento a rriviamo a Mitika, città non segnalata dal gps. Pensiamo che solo le anime pure possano vederla. Spunta da dietro il promontorio, ci accoglie in un ormeggio sicuro con acqua gratis. E' un'autentica città greca, con le nonnine dai volti solcati dal tempo, con gli uomini che bivaccano nei caffè,  a ai Mezè, le casette di pietra con gli usci colorati e adornati di piante. Ci ha cullati la notte e ha permesso finalmente al comandante  di dormire profondamente.

Il cuore si è aperto lasciando spazio alla creatività fertile, con cui abbiamo costruito, grazie ai bravi scout,  un bellissimo barbecue con tanto di tavolo e sedili. Come un locale di Roma ben condotto da una persona in gamba - ;-) si Tucci sei tu la metafgora! - La cena con carne succulenta arrostita alla brace, ha lasciato posto ad un fuoco vivace che, insieme all'effetto grappa, ha riscaldato il post cena di canti, risate chitarra ed ha illuminato un giro di tarocchi e di confronto sincero tra amici.

Lasciamo la baia di kastos veleggiando di traverso con i pensieri che si sciolgono e si disperdono nelle brezze gentili.  Il vento ci porta nel delta di Oxia.

Nella landa  col tramonto africano, di pesci ce ne sono un'infinità ma tutti scansano le nostre rapale.  Il vento ci ha lasciato
e a motore abbiamo esplorato le lande di Messalongi: entriamo nel lungo canale di mede rosse e verdi e questo è costeggiato da tante palafitte chiamate pelades, con tanto verde intorno e ciascuna con il suo pontile dove ormeggiare le barche da pesca.

Attracchiamo comodamente all'inglese davanti ai locali dove passare dal caffè, al gelato e poi patatine e birra.
Il centro di Messalongi è davvero inaspettato: una città greca radical chic, con un caffè letterario degno di Parigi.

Qui la sub comandante ha potuto riscoprire la sua parte combattente e politicamente impegnata, infilandosi in un centro sociale occupato. I ragazzi dentro mi hanno accolta con sorrisi e ne ho approfittato per farmi raccontare della situazione socio-economico-politica della Grecia, confrontandola con l'Italia.
Mi hanno spiegato che se da una parte la TV pubblica  chiude e molte fabbriche vengono  abbandonate, la gente, dall'atra, si sta organizzando, occupandole e producendo per un mercato parallelo, clandestino e illegale. Ci regalano un sapone naturale, proveniente da una di queste fabbriche illegali.

La rotta di Medea sai conclude a Patrasso, scendono tutti restiamo solo noi, capitano e sub comandante, per iniziare la rotta di Pizia sotto una splendida luna piena nei pesci.

sabato 11 gennaio 2014

Sulla rotta di Penelope e l'avventura ad Itaka

 Lo sguardo si nutre del folto verde che si specchia sull'acqua.

Nel mezzo la libertà nuda in spiagge di gente come di millenni fa.

Colorate casette di legno e latta, con lussureggianti piante sulle strade: è Lefkas, dalle processioni sacre, con canti antichi e profane di chiacchere e acquisti.

Immancabile la pausa nel negozio della maga delle spezie.

Il placton iridescente fa da scia al tender e
da cornice alla rada nella notte di San Lorenzo.

Qui l'anima si sgranchisce grazie alla volta stellata e alle stelle cadenti, come fiorellini fumanti.

Come in
ogni favola che si rispetti è arrivato il momento dell'avventura: l'ancora che speda e poi si incastra a 30 metri nei fondali della selvaggia e rafficata Itaka. Nulla sembrava remare a favore, nè i tarocchi nè l'uomo greco che ha cercato di trascinarci con il suo gommone, nè tanto meno le istruzioni dello skipper strabico .... solo l'ostinazione di Alfredo agevolata dalla tranquillità serafica dell'equipaggio.

Il nostro capitano ha salvato giornata ed ancora, portandoci ad ormeggiare in una dolce rada riparata dal vento ormai sopito.

Sulla Rotta di Anfitrite e i numeri dell'enneagramma degli antichi monaci Sufi

Nel ventre della madre sotto la volta stellata il cuore si spalanca.

Non siamo deboli oggi, siamo felici.

Se fossimo una disciplina saremmo l'antropologia dalla nascita alla morte, perchè ci siamo toccati a fondo, forse meglio dire delicatamente sfiorati.

Le religioni non ci hanno sperato perchè i piatti più ricchi e più belli li abbiamo preparati insieme per la sera, quando è tempo in cui anche il ramadam lascia tregua e Islam non è più solo sull'amaca, mentre noi continuiamo a soddisfare tutti i nostri desideri con spuntini e aperitivi.

Ricordi di belle rade con colori smeraldo e azzurro cristallino, ma è l'anima il fuoco del viaggio.

Abbiamo persino declinato l'enneagramma, con Giulia, un 7, che se la gode a prua, Rita, un 6, che chiede tutto ed impara dal Comandante e dal dizionario velico di base, Islam, un 1 sempre accanto al comandante, Irene, un 9 pronta a dare una mano dove occorra, Eva, un 5 tacito, silenzioso, ma che dirige tutto sottobanco, il Capitano un 7 che fa l'1 ed io un 4 che fa il 2.

Meravigliosi ricordi di grotte con stelle marine giganti, intagli di roccia che ti permettono di accedere al ventre della grande madre e giochi sotto le stelle che ci hanno fatto conoscere a fondo in una sola strepitosa settimana.