Questo piccolo e unico porto in tutta la parte Nord dell'isola è un posto magico.
Ci sono solo le barche canarie di residenti che vivono da queste parti e di pochi sparuti navigatori, come noi, che arrivano qui attratti dalla pace e tranquillità del posto.
Ci sono solo le barche canarie di residenti che vivono da queste parti e di pochi sparuti navigatori, come noi, che arrivano qui attratti dalla pace e tranquillità del posto.
Chi lavora con i charter non si avvicina nemmeno a Tenerife Nord, perché non potrebbe uscire giornalmente con i turisti.
Il porto, infatti, è esposto al vento prevalente, difeso contro le onde oceaniche da una muraglia di 15 metri e da un'opera geniale di ingegneria, costituita da un ingresso quasi a spirale, che lo protegge anche dalla risacca.
Fortunatamente il turismo mordi e fuggi, mangia e sputa, arriva e distruggi non ha tempo da perdere per aspettare il tempo giusto o per cercare i ridossi un pò nascosti.
Il mare è possente!Sopra di noi la montagna è lussureggiante di vegetazione.
Per fare il bagno ci sono delle piscine naturali, che il mare da solo ha scavato tra le rocce e che l'uomo ha collegato tra loro, in modo intelligente.
Per fare il bagno ci sono delle piscine naturali, che il mare da solo ha scavato tra le rocce e che l'uomo ha collegato tra loro, in modo intelligente.
Ogni tanto si addensano le nubi di umidità, che scendono dalla montagna, innaffiano la foresta e vanno via spazzate dal vento, lasciando dietro di sé arcobaleni meravigliosi. Non ne ho mai visti tanti come a Tenerife. Archi completi e così vicini che sembra che ci puoi passare la mano attraverso.
Per arrivare in paese dal porto c'è una strada pedonale, che costeggia l'oceano e dove la mattina all'alba ho preso l'abitudine di camminare fino al paese successivo.
Le case sono tutte antiche, in pietra e con portoni e balconi di legno stile coloniale.
Il centro è una piazza parco, con un chiostro dove la domenica c'è un mercatino delle verdure, e qualche artista di strada che suona la chitarra. Qui i bambini giocano da soli fino a sera con giochi costruiti con le loro mani e poi ad un'ora prestabilita cominciano a rientrare ognuno nella sua casa senza che nessuno li chiami.
I paesi e le cittadine intorno sono tutte così, uno più bello dell'altro, una più autentica dell'altra.
Volendo fare un po' di strada, in barca o in auto, si può arrivare a Punta Teno o ad una baia segreta più a Nord.
E quando le raggiungi, arrivi in paradiso.
Prima della punta il vento che viene da terra solleva l'acqua, la polverizza in arcobaleni salati ed è così potente che riesce a scarrocciare anche la nostra barca di 20 tonnellate. Poi all'improvviso il nulla, bonaccia totale ed un mare verde cristallino, spiaggette incastonate tra le rocce a picco sul mare, acqua inspiegabilmente calda e tramonti mozza fiato. Abbiamo anche fatto rada e dormito con la luna piena, con i cieli stellati e con le grida delle berte in calore.
Per noi e i nostri ospiti, Tenerife è stata sempre e solo questo, fino a quando Alfredo e Romina, non ci hanno chiesto di andare un giorno ad Adeje a sud per salutare alcuni amici. Lì c'è anche l'ultimo centro di Namkhai Norbu che volevo visitare da tempo e fiduciosi partiamo verso Sud, l'area più turistica, che fino ad ora avevamo evitato.
Prima di Adeje la mia personale immagine dell'inferno, era uno studio legale di Milano che si occupa di alta finanza. Ma almeno per stare lì ti pagano profumatamente!
Arriviamo al porto, unico posto da cui vedi una piccola parte di orizzonte occluso, per il resto, da osceni condomini ad alveare e risaliamo per cercare gli amici. Il primo lavora nel pontile delle moto ad acqua, ciambelloni e altri giochi acquatici. Siamo contenti per lui, perché l'attività è florida, ma il posto in cui sta non ci piace per nulla. Il secondo invece lavora come cameriere in un ristorante i cui tavolini sono all'aperto, ma interrati vista parcheggio. Non solo il panorama è sugli alveari, ma non c'è aria. Lui stesso è pallido e stravolto dalla stanchezza e ci dice chiaramente che qui proprio non gli piace ma è l'unico posto in cui si lavora.
Continuiamo a salire per i gironi infernali, che qui sono muniti di scale mobili all'aperto, alla ricerca di un supermercato. Il primo girone ha solo patatine, snack dolci e salati e puzza di ketchup.
Il secondo solo hamburger, hot dog e patatine e puzza lo stesso di ketchup. Il terzo girone è quello delle paelle e dei gelati, ma puzza di ketchup anche questo. Che incubo.
Al quarto piano della montagna dantesca, siamo completamente storditi, vediamo solo insegne colorate, tavolini, menù con le foto, beautyfarm, e moltissime farmacie e non riusciamo a scorgere nessun supermercato. Siamo costretti a chiedere ed è pazzesco, perchè era esattamente di fronte a noi, ma non riuscivamo a vederlo camuffato da tutto questo orrore! Siamo scappati via, pensando a come abbia potuto l'umanità, di cui facciamo parte, stuprare in gruppo un'isola così bella e giovane, ripetutamente, senza sosta, senza pietà e privarla di tutto: della bellezza, dello sguardo sul mare, dell'anima.
Che tristezza infinita pensare che si fanno soldi distruggendo Paradisi per poi goderseli in vacanza all'Inferno!
Per noi e i nostri ospiti, Tenerife è stata sempre e solo questo, fino a quando Alfredo e Romina, non ci hanno chiesto di andare un giorno ad Adeje a sud per salutare alcuni amici. Lì c'è anche l'ultimo centro di Namkhai Norbu che volevo visitare da tempo e fiduciosi partiamo verso Sud, l'area più turistica, che fino ad ora avevamo evitato.
Prima di Adeje la mia personale immagine dell'inferno, era uno studio legale di Milano che si occupa di alta finanza. Ma almeno per stare lì ti pagano profumatamente!
Arriviamo al porto, unico posto da cui vedi una piccola parte di orizzonte occluso, per il resto, da osceni condomini ad alveare e risaliamo per cercare gli amici. Il primo lavora nel pontile delle moto ad acqua, ciambelloni e altri giochi acquatici. Siamo contenti per lui, perché l'attività è florida, ma il posto in cui sta non ci piace per nulla. Il secondo invece lavora come cameriere in un ristorante i cui tavolini sono all'aperto, ma interrati vista parcheggio. Non solo il panorama è sugli alveari, ma non c'è aria. Lui stesso è pallido e stravolto dalla stanchezza e ci dice chiaramente che qui proprio non gli piace ma è l'unico posto in cui si lavora.
Continuiamo a salire per i gironi infernali, che qui sono muniti di scale mobili all'aperto, alla ricerca di un supermercato. Il primo girone ha solo patatine, snack dolci e salati e puzza di ketchup.
Il secondo solo hamburger, hot dog e patatine e puzza lo stesso di ketchup. Il terzo girone è quello delle paelle e dei gelati, ma puzza di ketchup anche questo. Che incubo.
Al quarto piano della montagna dantesca, siamo completamente storditi, vediamo solo insegne colorate, tavolini, menù con le foto, beautyfarm, e moltissime farmacie e non riusciamo a scorgere nessun supermercato. Siamo costretti a chiedere ed è pazzesco, perchè era esattamente di fronte a noi, ma non riuscivamo a vederlo camuffato da tutto questo orrore! Siamo scappati via, pensando a come abbia potuto l'umanità, di cui facciamo parte, stuprare in gruppo un'isola così bella e giovane, ripetutamente, senza sosta, senza pietà e privarla di tutto: della bellezza, dello sguardo sul mare, dell'anima.
Che tristezza infinita pensare che si fanno soldi distruggendo Paradisi per poi goderseli in vacanza all'Inferno!
E ripartiamo a vela circumnavigando le montagne verdi del Nord, il Pico della Teide, le nostre baie segrete, i faraglioni della punta, riconoscendo dal mare ad uno ad uno i paesi che ci hanno ospitato, il centro Rigdzin sulle pendici del vulcano in cui sono stata tante volte a meditare come per restituire a Tenerife la sua bellezza perduta.
E mentre il vento gonfia le vele e gli occhi si riempiono di nuovo di orizzonte e di azzurro, il mio pensiero va a Luigi Russo che i paradisi li ha difesi lottando fino al giorno della sua morte. Mi sembra di vedere il suo volto in una nuvola e mentre lo saluto mi riprometto di continuare le sue battaglie, proteggendo sempre, anche con le spuntate armi di una matita, la fragile bellezza che ancora sopravvive intorno a noi.
Buon vento amico mio!