mercoledì 24 aprile 2019

Racconti di giramondi, di isole e di segreti.

C'è una finestra di soli tre giorni prima che l'Aliseo torni a soffiare a 30 nodi.

Due li usiamo per rilassarci a Fuerteventura insieme agli amici di Antigues, un Amel che ha attraversato più volte l'Altantico.
  
Ormeggiamo le nostre barche in un marina abbandonato, frequentato solo da  anziani pescatori del posto.

  

L'acqua è trasparente. Vediamo due razze che rincorrono un branco di piccoli pesci, che si aprono e poi ricompattano, per sfuggire ai loro alati inseguitori. Altre presenze non ce ne sono a parte le raffiche di vento catabatico.

Stiamo bene in questo porto da "Marinai perduti".

La colazione si dilata come il tempo su Antigues,  dove Giuseppe e Cristina preparano caffè e the,  mentre i loro ospiti, Carmine e Marcella, ci raccontano delle loro cinque vite in giro per il mondo.

A 38 anni partono in barca a vela da Napoli con un bimbo di due.

Dopo aver attraversato due Oceani, anzicchè completare il giro del mondo, si fermano in Nuova Zelanda.

Qui mentre il gioco preferito di loro figlio è farsi inseguire dagli squali, creano una società, che li porta a trasferirsi a Singapore e a realizzare una discreta fortuna, che ora si godono ancora 50 enni, in un lussuoso catamarano.

Sarà l’accento napoletano, ma Carmine mi ricorda il mio avversario in una situazione di crisi aziendale provocata dalla brusca interruzione  di una licenza d’uso di un marchio.  Perché anche se sono in questo posto magnifico nel qui ed ora, il mio lavoro comunque mi riporta alle terraiole dinamiche giudiziarie.

- Lo poteva fare? mi chiede Carmine
- Si, dico io.
- E allora? fa lui alzando le spalle.


Ma a me luccicano gli occhi, perché mi attizza l’idea di vincere la sfida col mio avversario, soprattutto ora che vedo incarnata davanti a me la ragione del vincere .

Torno alla colazione  che nel frattempo  diventa un pranzo, il pranzo un caffè  nel paesino, il caffè un tuffo nel mare ghiacciato, limpido e turchese.


Ci asciughiamo in una spiaggia di dune assolata che sfuma in una passeggiata con altri racconti fino al tramonto.

L'isola ha una sola strada asfaltata che da Morro Hable arriva al capoluogo. La percorriamo tutta fino al deserto di dune.  Attraversa montagne brulle e colline di sabbia abitate da capre selvatiche  che riescono a brucare quel poco di erba che cresce nel deserto.

Ogni tanto la strada torna a costeggiare il mare.
Sono 100 km di costa e spiagge immense: a Sud ridossate dal vento e buone per gli ormeggi, a Nord invece paradisiache per i serfisti. I villaggi niente di chè: villette per turisti costruite dalla  'ndrangheta calabrese e qualche sparuta casa colonica.

Per andare dall'altra parte dell'isola e concludere le due giornate con un tramonto sul mare c'è solo una "carettera", non asfaltata e piena di curve polverose a strapiombo sull'Oceano.

Ci fermiamo nel punto in cui alle nostre spalle si vedono solo le montagne e davanti la coda dell'isola, che termina in mare con un faro solitario.


Qui, attendendo il raggio verde, con Cristina e Giuseppe parliamo sottovoce, per non farci sentire dalla piccola Martina, come se i segreti non urlassero ancora più forte al cuore di una bimba!


Ci raccontiamo  delle nostre ferite, delle debolezze, malattie e altri piccoli disastri, che sono stati il vero vento Maestro che ci ha portato fin qui solcando i mari esterni ed interni, a vivere su una barca a vela, ai confini dell'Europa ma sempre in viaggio come nomadi alla ricerca di sè stessi.


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Queste le prossime rotte

sabato 6 aprile 2019

Navigazioni notturne pericolose


Ho così tanta adrenalina in corpo, che nonostante la stanchezza non riesco ancora a dormire.

Partiti all'alba da Gran Canaria abbiamo cavalcato  onde oceaniche di quattro e cinque metri, con la nostra casa navigante, fino al tramonto.

L'Aliseo è stato costante, gonfiando le vele con i suoi 20-25 nodi.

C'è stato il sole, ma ogni tanto qualche groppo ha oscurato il cielo, le raffiche anche di 30 nodi hanno tentato di portarci alla straorza e qualche onda è arrivata fino al pozzetto.
Eppure non avrei voluto essere in nessun altro posto se non qui su Gyziana.

Non mi sono sentita mai in pericolo e la mia mente è stata libera e fusa con l'orizzonte.

Con la vecchia amata Blue Bone quando c'era mare e improvvise straorze spesso mi agitavo.

Oggi invece mi sono sentita proprio come questa goletta oceanica di alluminio: forte e piena di esperienza.

Non credevo che avrei mai provato la sensazione della sicurezza in me! In mare poi, men che meno!

Arrivati avanti a Fuerteventura c'era come un'isola minore in mezzo al mare.

Le carte nautiche indicavano bassi fondali e zona pericolosa .... ma noi vedevamo un'isola. Un'isola che le carte non segnano!
Solo nei romanzi accade ancora.

Ma quello che avevamo davanti era ancora più sorprendente di un'isola sconosciuta.

Era una zona di onde immense, dovute all'improvviso alzarsi del fondale. Erano enormi e si frangevano in alto mare come se ci fosse lì una spiaggia invisibile.

Ovviamente ce ne siamo tenuti a distanza di sicurezza.

Nemmeno quei demoni d'acqua mi hanno fatto paura. Anzi erano stupendi, di verde smeraldo e spuma di mare, in contrasto con l'Oceano nero.

Ora invece incapace di dormire, mi faccio tentare da altre navigazioni, queste sì angoscianti e paurose.

Come è possibile saper cavalcare le onde dell'Oceano, con la leggerezza di un delfino e poi affondare nelle navigazioni on line?

Passo da un post all'altro di facebook, sperando che mi venga il sonno, e leggo: "Il mio nuovo Studio!" e poi la foto della Blue Bone e il nuovo proprietario della nostra prima barca col suo computer, nella dinette. Non ha senso, però io mi sento derubata nell'anima, mi manca l'aria, non riesco a navigare oltre.

E così lo devo ammettere: so cavalcare le onde dell'Oceano, so spingermi fino alla fine delle terre conosciute, ma mi faccio intrappolare dalla maledetta  rete, proprio come un delfino che annega nella tonnara.

Fanculo pescatori!