martedì 29 marzo 2016

1-7 settembre 2015 Più culo che coscienza!

Il vento è appena un soffio, cerchiamo di raccoglierlo nella grande vela bianca, ma ne ricaviamo solo un bel bagno alla traina nel bel mezzo del Canale.

Othonoi è ancora piena di ragazzini squillanti e velisti di passaggio; gli abitanti si sono ritratti gelosi e guardinghi, timorosi che qualche armatore italiano possa assediargli le mogli.

L'alba al porto nuovo è un occhio rosso che s'apre al nuovo giorno  disegnando un passaggio dorato tra le terribili secche. Tuttavia solo affrontando gli scogli affioranti , si possono scoprire baie poco battute come il diaplo. Qui il fondale ospita pesci variopinti, due tonnetti nuotano sotto  la chiglia, mentre noi raccogliamo ricci e patelle. Poi Eolo fa l'occhiolino e con il gennaker gonfio come la vela di un kite ce ne andiamo dolcemente fino al faro veneziano.

Qui la cena è di mare, col pescato di oggi, sotto le stelle, fino a che un'enorme luna rossa si leva dalle montagne albanesi, come la loro possente aquila.

La rada promette un incontro empatico a Marilena, una conquista materiale a Sergio, l'incontro coi delfini ad Alvaro. A Mauro suggerisce di scegliere la sua regina e a me di conservare la tranquillità del mare anche sulla terra ferma.

Il risveglio oggi è in acque verdi piene di occhiate, saraghi e cerniotti, troppo furbi per finire sulla nostra griglia. Marilena si arrampica in cima all'albero, mentre Mauro e Sergio si procurano  da mangiare. Un polpo ci regala un aperitivo e delle  ottime linguine.

Di fronte a noi c'è Saranda. Da lontano sembra un ammasso di palazzoni polverosi, lungo costoni brulli. La puntiamo ugualmente di bolina e man mano che entriamo nel golfo ci accorgiamo del verde, di un lungo mare che ricorda Nizza e di un bel porticciolo pulito dotato di acqua ed energia elettrica.

Un numero misterioso ci chiama al telefono, annunciando una "bionda ragazza" che ci attende al pontile., per aiutarci all'ormeggio e al disbrigo delle pratiche doganali.

La città dei  quaranta santi non è affatto male. Tutto costa 8 euro:  cena completa di carne o di pesce 8,00 euro, una collana 8 euro, tre casse d'acqua 8 euro, 4 lattine di birra dozzinale 8,00 euro!!!

La nostra guida ci dice che l'8 - il simbolo dell'infinito - è ripetuto più volte nei bellissimi mosaici bizantini del battistero di Butrinto. La città del toro ferito. Questo perchè gli Achéi, di ritorno da Troia, entrarono con le loro navi attraverso il profondo canale e vedendo questa splendida penisola nel lago salmastro, vollero sacrificare un bue agli dei, prima di fondare una nuova città.

Le mura dell'acropoli, in alto, sono costruite con i massi lasciati dalle tribù delle colline di fronte. Le fecero esagonali per resistere meglio ai sismi e sulla porta centrale scolpirono il simbolo del toro e del leone a simboleggiare la forza della città (il leone) e la fine di chi tenta di espugnarla (il toro sacrificato).

Eppure sono arrivati i romani, che costruirono altre mura più in basso, aggiunsero una scena al teatro greco, riempirono di archi il tempio del dio Esculapio e poi grazie all'acquedotto procurarono i bagni e le saune pubbliche.

All'ingresso dell'Agorà, enormi lastre di pietra recano le incisioni in greco antico con i nomi degli schiavi liberati. Solo le donne non sono libere! Le loro terme sono piccole e private, nelle case gentilizie.

Non ci furono guerre di conquista, ma i mercanti veneziani acquistarono Butrinto come si fa con seta e spezie d'oriente ed ora il sito è dominato dal loro castello su cui sventola la rossa aquila albanese.

Le rovine sono immerse nel verde e le porte della città si affacciano sul lago di Butrinto.

Il verde e il blu fanno da sfondo alle pietre antiche e spennellano con tonalità molto più forti, violente, shoccanti il nostro tuffo nelle sorgenti ghiacciate dell'Occhio Blu.

Qui l'acqua pura sgorga dalla terra da venticinque sorgenti per formare un fiume cristallino, sopra il quale - su una palafitta - ci sgranocchiamo un capretto arrostito come solo gli albanesi lo sanno fare!

Facciamo dogana a Saranda anziché a Imara, ci salta anche Porto Palermo, per via dell'imminente arrivo del ciclone Poppea.

Ma questa partenza anticipata ci regala la sosta in un fiordo selvaggio, una sorta di paradiso perduto dove ogni ben di dio è a portata di mano: piedi di capra, paguri, granchi, fasulari, ricci, conchiglie cipree....così tante da riempirne un secchio intero.

Quattordici miglia di bolina stretta ci riportano in Grecia: Eikousa, la dolce isola formosa avamposto del Canale.

Un sole rosso colora il mare di viola. Tramonta una splendida settimana, un intenso mese, una lunga e bellissima stagione e sorge una nuova famiglia Blue Bone.

Salutiamo la Grecia nelle acque azzurre di una Calipso solitaria e ci prepariamo alla grande sfida: Poppea nel canale o la grande bolinata fino a Leuca? No: la BELLA DELLE BELLE che si chiude.....come sempre con ..... più culo che coscienza!

valentina (con alfredo, mauro, sergio, alvaro e marilena)