Apettiamo che cali la calura e ci andiamo a prendere la città di Patrasso. A me ricorda Atene e ad Alfredo Rio De Janeiro, ci sono condomini bianchi e balconi pieni di piante e anche i viali sono tutti alberati. Il lungo mare è pieno di locali notturni; appena entriamo in città, accanto ai bar e alle bakarie ci sono molteplici attività commerciali. Alcune sono chiuse insieme ad un grande albergo abbandonato, proprio di fronte al nostro ormeggio, ma molte altre sono aperte con vetrine vivaci ed attraentei.
Prendiamo l'autobus per il centro e lo percorriamo tutto. La sera ci rilassiamo in barca sotto una luna quasi piena, che rende poetico e al contempo spettrale l'enorme e arabeggiante Hotel in abbandono.
Il porto costa poco, ma il minimo è per due giorni, così restiamo e ce ne andiamo nella parte alta con casette piccole e antiche e molto "sgarruppate". Qui tra i vicoli ed una piazzetta si ergono l'Odeon romano, la basilica biziantina più grande dei balcani e il castello medioevale.
Entriamo in una taverna che si trova sulla stessa strada della basilica gestita da una nonna: ha un giardino interno bello e curato ed i piatti sono proprio fatti a casa in modo tradizionale dalla nonna: una vera chicca.
Ed ora partiamo per la rotta di Pizia per progettare e oracolare sulle nuove rotte di Sogno Blu.
L'intera tratta la percorriamo senza l'aiuto del GPS, che non è aggiornato con il golfo di Corinto, con carte nautiche squadretta e compasso: carteggio manuale!
La prima tappa è la splendida città di lepanto, famosa per la battaglia che prende il suo nome, in cui i turchi vennero distrutti ed i veneziani sancirono il loro dominio incontrastato su tutto lo ionio.
Per avvicinarci passiamo sotto un monumentale ponte sospeso: assomiglia a quello Newyorkese, ma a quanto leggiamo è più grande ed imponente. Il ponte segna il passaggio dal Golfo di Patrasso a quello di Corinto.
L'ingresso a Lepanto è attraverso un piccolo gioiello: il porto medioevale, seguito da piccole casette tipiche con gli infissi colorati e molto curate. C'è poi una prima cinta muraria con le sue porte e poi in alto sulla montagna una immensa fortificazione veneziana, ben tenuta che visitiamo tutta.
Da lassù si vede il golfo, il ponte e, piccolissima, la nostra Blue Bone, ancorata alla ruota fuori dal porto.
A Trizonia incontriamo i nostri amici Patrizio e Flavia. Quest'inverno nel bel mezzo dell'esaurimento lavorativo, progettammo fino a notte questo itinerario insieme.
La meta di Patrizio e Alfredo era Trizonia, porto ridossatissimo in cui è possibile svernare con le barche senza pagare l'ormeggio; mentre quella mia e di Flavia era il complesso archeologico di Delfi.
Scopriamo che il luogo fu conquistato da Apollo uccidendo un serpente sacro, simbolo della Dea e quello stesso serpente anzicché pensare alla vendetta, divenne la Pizia (da pitone): la sacerdotessa dell'Apollo delfino, il più potente oracolo del mondo antico.
Il complesso è enorme e ciò nonostante è una lontana eco della meraviglia che doveva essere.
Colonne alte, pietre intarziate, un grande teatro, lo stadio e poi i tempi minori che custodivano i tesore offerti all'oracolo. Si sentiva un'energia di livello molto basso, come se prevalesse l'energia patriarcale e quindi l'atto dell'uccisione del serpente prima e delle vittime sacrificali poi.
Ma alla fine quando ormai le forze ti stanno per lasciare e il caldo ti spezza le ginocchia, ripassando dal tempio di Apollo ho sentito un sussurro e poi un respiro all'orecchio destro, seguito da formicolii e brividi in testa .... la Pizia - ho pensato - e il suo amore di donna e di dea e il suo sacrificio di essere schiava per oracolare agli uomini greci se avessero perso o vinto una guerra ... è stata la voce che è arrivata a toccare il mio cuore.
Abbiamo chiesto anche noi l'oracolo ai tarocchi di madrepace, aprendoli su una pietra di duemila anni fa: il senso profondo del viaggio è la cura, la serenità e la pace, anche un luogo di distacco per osservare la vita da lontano, tutti e quattro faremo l'oceano.
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