Alcuni chilometri di canyon pietrosi, strapiombi sul mare, vallate coltivate e roques solitarie e iniziamo una discesa al centro della foresta.
Un letto di terra e foglie umide, svirgolate di farfalle e tutti i toni del verde. Scintillano l'azzurro e l'oro sopra la tua cortina di foglie vibranti.

La tua foresta subtropicale vaporizza l'essenza delle erbe aromatiche, dei fiori viola e arancioni, delle calle bianche e delle ginestre. Respirarti sa di fresco e di buono.
Così storditi giungiamo al centro del tuo cuore.
Un manto di felci secolari attenua l'impatto dell'ultimo salto.


E' qui che tu ci canti ancora e ancora delle nostre storie dimenticate, quando tu eri ovunque e noi non eravamo altro che questo: un suono che scroscia e teneramente gorgoglia, che precipita e fluisce, e nel frastuono della sua energia, improvvisamente si allarga e vibra della lenta caduta di una foglia, del battito d'ali d'una libellula e del tonfo soave di un pietrisco.
Oh isla de mi corazòn, escùchame por favor!
Mantieni questa intensità e resisti resisti, arginando i deserti!
Ma tu non mi ascolti!
Que pena y que dolor vedere, dopo la magia del tuo cuore, gli scheletri delle tue ferite. Gli alberi sopra la Valle del Rey, sono croci annerite dal fuoco, lo stesso che proprio ora continua ad inghiottire ettari di boschi appena un'isola dietro, e intere foreste un continente più a ovest.

C'era una nube in cielo, proprio sopra la tua baia di acqua più azzurra e trasparente, aveva la forma di un granchio prima che il vento la disperdesse.
Stava lì a ricordarmi la mia ferita, quel piccolo neo che non era innocuo, frutto di un sole troppo caldo e che ora sembra il morso di uno squalo.
Le nostre cicatrici ci servono
- vero Gomera?
per non dimenticare, aprire una via e non smettere di lottare!
- Più o meno è così, ma anche tu sbrigati a cambiare perchè, almeno finchè io e te non saremo una sola - mia cara Vale - proprio non è scontato che sopravviva la gentilezza della mia Foresta Pluviale.