Mi lascia nell'ultima valle prima dei ghiacciai e a piedi raggiungo uno chalet ai margini del bosco.
Scelgo quello che passa per i boschi.
Il cielo è chiaro a Sud e ad Est, mentre da Nord arrivano, ad intervalli regolari, dei giganti grigi e densi. Superato il confine del monte si fermano e poi, appena ne riconosco la forma e la suggestione che mi danno, come per incanto si dissolvono, lasciando il posto alla successiva nuvola. Sfilano così un bimbo ammalato, un chirurgo che opera, una donna disperata, una mucca che va al macello, un soldato che spara, un neo degenerato, una nave di profughi in avaria, una flebo, un cavallo soggiogato e così via per molto tempo, fino a quando tutto il cielo ritorna chiaro.
Su per il bosco il sentiero si fa stretto e ripido, gli alberi coprono il sole e non fanno crescere piante nel sottobosco.
Mi fermo per riposare e noto qualcosa di innaturale, ma non riesco a mettere a fuoco cosa possa essere. Poi il rumore di un sasso che io stessa ho fatto ruzzolare me lo fa capire: il bosco è
completamente silenzioso! Non s'ode nemmeno un uccello, eppure a valle avevo notato insetti nei prati, fiori di campo, api e farfalle; nelle pozze d'acqua avevo visto nuotare i girini e sentito il gracchiare delle rane .... ma qui non c'è vita.
Mi si raggela il sangue e me ne vado senza fermarmi fino al prossimo rifugio.
Chiedo a Francoise e Luc, da cui ho affittato una stanza, della storia dei boschi e mi dicono che in passato c'era una grande foresta selvaggia e che quando loro erano bambini era pressocchè intatta. Poi piano piano un pò per aprire pascoli, un pò perchè serviva legna è diventata sempre più rada fino a quando un grosso incendio non l'ha distrutta quasi completamente.
Luc aveva gli occhi lucidi nel raccontarlo e su quelle lacrime che non riuscivano a scendere potevo vedere riflesse le fiamme, il fumo, il terrore e le grida degli uccelli, degli insetti e degli altri animali piccoli e grandi che cercavano disperatamente di salvarsi.
Chissà forse per questo nessuno di loro è ritornato ad abitare il bosco.
Da qui in avanti non posso permettermi molte pause perchè i tratti di cammino sono lunghi e mi muovo che è luce ma il sole non è ancora sorto.
Nel pomeriggio inizia a piovere e sono così stanca che mi fermo sotto la rientranza di una roccia, aspettando che spiova. Ma il tempo peggiora, piove sempre più forte, il cielo è plumbeo e ogni tanto appare viola elettrico prima che il rombo di un fulmine scuota l'aria e il cuore.
E' impensabile muoversi e così mi addormento lì, su un letto di foglie.
Una goccia ghiacciata sul viso mi sveglia. L'aria è rarefatta, è l'ora blu indaco, in cui cielo, monti e foresta sono avvolti da ciuffi di nebbiolina grigio azzurrognola. Questa volta il canto degli uccelli è una presenza tangibile e rassicurante. Il loro cinguettio e il ronzio degli insetti sono crescenti e mi fanno capire che è il crepuscolo prima dell'alba.
Sto per alzarmi, quando due occhi grandi e fermi, mi inchiodano nella posizione presente. Non mi lasciano libertà di sguardo, al punto che solo quando sono sicuri di avermi immobilizzata, allentano la presa e mi permettono di riconoscere in loro un giovane cervo dal manto rosso. Ruotano e accompagnano il mio sguardo a perdersi in altri occhi languidi: quelli di sua madre. Immensa e bellissima sembra che abbia un sorriso luminoso e dolce, che tutto rischiara. Metto a fuoco i raggi della luna piena che splende sopra di lei. Provo una felicità e una gratitudine immense per aver visto due esseri così speciali. Resto incantata e solo dopo un pò mi accorgo di una terza presenza.
Immobile e austero, come la notte che è ancora presente, avvolto dalla foschia che lo rende ancora più regale, con lo sguardo fisso davanti a sè: un nobile maschio di cervo, fiero e severo, con le corna che superano in altezza il profilo lontano del ghiacciaio. Accenno un movimento della mano e mi guarda di sbieco fulminandomi. Capisco che non mi è concesso disturbare nemmeno con il respiro.
Tutti e tre ora guardano davanti a loro, tra cespugli intricati e alberi fitti. Non so quanto tempo passa così. Le mie gambe sono ormai addormentate e non le sento più, non sento più nulla nemmeno il sussurrare dei pensieri. E così quando la boscaglia si muove e bruisce non sento nemmeno la paura.
Il cervo accenna un movimento del capo, lanciando rugiada alla luna, poi silenzio di fantasmi, l'aria è immobile e all'improvviso vibra di un suono profondo come un ruglito, gutturale e doloroso.
I tre sono immobili e non badano più a me. Il bosco si apre fragorosamente e una pelliccia nera si trascina fino ad una pozza d'acqua per bere.
Forse un bracconiere l'ha ferita a morte, ma lei lotta per uno scopo che è più grande della sua vita affidandosi ai tre cervi che la sostengono da lontano.
Il cielo piange con goccioloni di rugiada, ma non c'è tristezza piuttosto incanto. Chiudo gli occhi per non essere vista e quando li riapro il sole è sorto, davanti a me non c'è più nessuno ma la pozza d'acqua è rimasta rossa di sangue. Guardo in alto come per cercare l'animale: il cielo si è fatto tutto rosa e viola dei colori dell'alba e dai due monti guardiani un doppio arcobaleno mi fa sperare che comunque sia abbia trionfato la vita.
Sembra un sogno Valentina. "Il segreto del bosco vecchio" Dino Buzzati. Da leggere in barca 😉
RispondiEliminaBello Vale...a tratti criptico!
RispondiEliminaÈ un sogno o una raffigurazione reale?
Letto d'un sorso! Bello bello!
(chi era la pelliccia?)
La pelliccia è un Orso. Le montagne quelle della svizzera francese. In fondo la realtà è un sogno e il sogno è realtà. Ora è tutto svanito: cervi, orsi, luna, boschi. Adesso c’e Un divano nel Salento e una gamba fasciata. Ma anche questo sarà presto un ricordo. Quindi inconsistente al pari di un sogno! Davvero per me non c’e Differenza tra sogno e realtà. Sono entrambi rarefatti e inconsistenti: in dissolvenza come il doppio arcobaleno
RispondiEliminaÈ proprio cosi ... grazie Valentina ! E buon proseguimento del tuo viaggio ... Buon vento sempre, amica mia ❤
EliminaChe brava......ma li pubblichi i tuoi racconti?
RispondiEliminaSogno o son desta..? Grazie vale...
RispondiEliminaSogno o son desta ? Grazie vale.....
RispondiEliminaBellissimo Vale, letto tutto d'un fiato
RispondiEliminaBellissimo Vale, letto tutto d'un fiato
RispondiEliminaChe bell'articolo!!!
RispondiEliminaComplimenti! Bellissimo.
RispondiEliminaUn bellissimo viaggio che, al di la' se reale o immaginario, diventata vivo e reale a chi lo legge grazie alla qualita' della tua scrittura.
RispondiEliminaUn bellissimo viaggio che, al di la' se reale o immaginario, diventata vivo e reale a chi lo legge grazie alla qualita' della tua scrittura.
RispondiEliminaCome sempre le tue parole mi trasportano lontano,in un mondo quasi fatato. Peccato che tutte queste fantastiche esperienze non le racchiudi in uno libro come un piccolo scrigno di meraviglie da condividere con tutti
RispondiEliminaSarebbe un cadeau molto apprezzato
Mai dire mai!
RispondiEliminaSenza parole. Per me è reale . Quello che stai col tuo compagno mio amico fraterno alle Canarie pronti per una traversata oceanica,bhè, quello si che è un sogno! 😉 Angela
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