Antigues è già partita, Alfredo si prepara a lasciare il porto con spring e cime a doppino.
Io devo accendere il computer, perchè è arrivata la risposta della controparte ad una questione di lavoro.
Alfredo è pronto, mi chiama per partire prima che si alzi il vento, ma io sono da tutt'altra parte:
- L'avverario ha esagerato, ha tirato troppo la corda, ha cambiato i termini del contratto, gli dico.
- L'accordo salta. Io non me la sento di partire!
Alfredo cerca di farmi ragionare:
- Restare in questo porto di fortuna con 30 nodi di vento non è il caso. Non puoi lavorarci domani su questo caso?
Mi prendo mezz'ora per raccogliere le idee. Sento un fuoco dentro che ribolle e come un disco rotto ripeto che l'accordo salta e che bisogna impugnare il contratto originario subito!
Il mio cliente, al telefono, trema e inizia a portarmi nei suoi ragionamenti infiniti e tortuosi, che generalmente mi fanno perdere la rotta.
Questa volta però devo partire, e subito: il comandante scalpita.
Chiudo la telefonata. Riprendo il mio punto di vista e scrivo solamente il testo secco di una PEC: dettiamo le ultime possibili condizioni per una trattativa, poi si vedrà.
E così salpiamo.
Alfredo si era preparato a partire da solo, esagerando con i doppini, sono distratta e le cime da recuperare sono troppe. Per partire in sicurezza alla fine siamo costretti ad abbandonarne una.
Il vento è giusto, il mare calmo, ma non riesco a rilassarmi.
Il capitano continua a sottolineare la bellezza dei colori, la perfezione del vento per le vele. Io resto assente rapita da foschi pensieri di battaglie legali.
Non riesco nemmeno a vedere il profilo dell'isola che mi scorre davanti.
Squilla il telefono, e' mio padre : le sue parole sono una doccia fredda che resetta tutto:
- Vale. Il tuo amico e collega A. ha avuto un'ischemia celebrale! Dovrebbe essere fuori pericolo!
Poi lentamente riaffiorano i colori, l'isola è quasi finita, davanti a noi solo mare, dietro le dune di sabbia brillano illuminate dal sole, contrastando con le rocce rosso scuro delle montagne.
Chiamo A., ma non squilla perchè il telefono è già completamente senza rete.
Mi dice che è fortunato a poterla raccontare, che non ne vale proprio la pena di preoccuparsi così tanto per il lavoro e che ho fatto bene ad andarmene lontano in barca a vela.
Lo invito a venire qui non appena uscito dall'ospedale ma lui arriva subito e iniziamo a goderci una veleggiata indimenticabile.
Alfredo arma e disarma prima il genoa poi il cutter. Li prova insieme e separati, con la massima invelatura e con diversi livelli di riduzione.
Poi inizia a testare la randa: la cazza, la scarrella, tesa meglio la base, alla fine mette una mano di terzaroli.
Quando il frazionamento delle vele rispetto al vento è tale da eliminare la straorza, il sole è alto, lui passa al timone ed io mi cerco un posto per godermi il sole.
A poppa sventola la bandiera belga e Gyziana ci porta alla via così, senza parole, senza pensieri, puntando il profilo della Isleta che inizia ad emergere all'orizzonte sopra la foschia.
Siiiiiiiiii!!!!
RispondiEliminaVivere senza pensieri, con leggerezza
EliminaForza navigatori, godetevi tutto quello che la natura fantastica mi offre ... Buon vento.... VALERIA
RispondiEliminaComincio ad affezionarmi a questi racconti...aspetto il prossimo! Sempre piú avvincenti! Mentre in Italia e da me é tornato l'inverno voi potete godere di un'estate che dura tutto l'anno!
RispondiEliminaSaluti e baci ...anche a Maligno !
I termini tecnici per me sono arabo.....ma tutto il resto è poesia. Beata te Valentina
RispondiEliminaMi hai fatto sognare Vale, spero in un prossimo futuro di fare parte del vs. equipaggio.... capitano permettendo😉
RispondiEliminaVale i tuoi racconti sono meravigliosi. Con la descrizioni di paesaggi ed emozioni e termini tecnici (incomprensibili) ci trasporti in un modo pieno di poesia. Grazie!
RispondiElimina...alla via cosi !
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