
Quello stesso vento ci porta instancabile su un mare calmo e senza orizzonte.
Navighiamo per ore fino al tuffo
nella baia bianca di acqua incredibilmente blu.
Non è questo il tempo sprecato, non è nemmeno tempo questo.
Sei così presente a te stesso mentre timoni, che
il tempo lo cavalchi proprio come l´animale bianco con la chiglia. Questa è la
nostra cavalcatura, questa – come fanno le conchiglie con il paguro - è la nostra
casa.
L´ isola selvaggia, risuona di musica napoletana questa sera
e sberluccica di milioni di stelle.
Qui il cielo è così nero e loro così luminose
che rischiarano la montagna, mentre strani uccelli notturni fanno il verso ai pescatori che dormono.

Fa ancora caldo quando
escono sulle rocce miliardi di pelose .
Uno degli abitanti di questa
conchiglia, ha per caso con se un coltello e sa anche prepararli con sugo di
pomodori freschi dell'orto.
Contempliamo per ore i mare che guarisce l´anima,
sorvolato da garzette ed aironi cenerini. Ci sembra anche di scorgere i resti di
una città antica, tra le pietre e la macchia battuta da bisce.
Ancora un altro
cielo nero, senza luna e le scie di una enorme stella ci conduce verso visioni
notturne ed atti di creazione primordiale
Costeggiamo diverse
miglia di montagne brulle e selvagge;
non una casa, non un villaggio, solo sparuti allevamenti di pesci. Anche
se l´acqua è limacciosa, per l'affluenza di numerosi fiumi, la natura è potente e vergine.
A questo stato di
verginità ci riporta la vela.
Corpi e menti liberati dallo sfruttamento e
logoramento costante di "noi-loro" cui siamo costantemente sottoposti.
Qui al
cospetto di un ambiente incontaminato, anche se solo per alcune frazioni di
secondi, intuisci l'unità, la non contrapposizione, le bugie eterne della dualità.
Mentre il muezzin suonava ieri a Saranda, per me era musica, tradizione, mistero e contemplazione al pari della vista più a destra, del
monastero cristiano medioevale, silenzioso sui monti, circondato di verde e di
quello bizantino sullo scoglio a sinistra, con la sua cupola dorata a
imitazione del sole che gli tramonta di fronte.
Più a sud le montagne ritornano ad essere lussureggianti, di olivi, macchia e cipressi.
Un grosso eucalipto
troneggia sulla spiaggia, offrendo ombra da questa terribile calura.

Ogni tanto
una corrente sorgiva rende frizzante il procedere tra pesci colorati e curiosi,
ricci e tartufi di mare.
Non un alito di vento, poca acqua dolce, partenze e
arrivi ci costringono in città, dove autentici volti di chi ha scelto la
saggezza dell´ozio, ci attendono.
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