sabato 4 marzo 2017

1 Agosto 2016 Il Canto delle Pietre

La città ci offre pistacchi, zenzeri canditi, grissini ai semi più vari, gelatine di risa con lo zucchero a velo, dolci alle mandorle e ai fichi secchi.
Sono i sapori del nostro Mediterraneo, che ci rendono vicini e fratelli della stessa Madre: questa panacea incredibilmente azzurra, che accarezza terre tutto sommato ancora fertili.
carichi di dolci e Ouzo per le chiacchiere sotto le stelle, molliamo gli ormeggi, lasciandoci alle spalle la calura della città.

Usciti dal canale di Igoumenitsa ci fermiamo nell'avamposto di un altro regno, fatto di verdi montagne sul mare. Qui si ergono dei guardiani di pietra bianca, come se dovessimo chiedere loro il permesso di passare.
Ce lo danno con un primo soffio di vento da Sud.
Il vento decide un cambio di rotta e ci conduce ad Ovest verso Paxos, incontro ad un bellissimo tramonto a vele spiegate.
Raggiungiamo una rada protetta dal Sud-Ovest che è già notte.
Non si vede il fondo e l'ancora continua ad arare senza dare tregua al comandante.
Da una barca a vela un uomo ci indica dove con un faro bianco. Una seconda barca ci contatta via radio e ci guida alla chiazza di sabbia, accanto a lei.
Ringraziamo la solidarietà e il sostegno degli altri naviganti e ci godiamo una cena frugale, sotto un incredibile manto stellato.
Ci svegliamo tutti molto presto godendoci una baia semi deserta, di acqua verde.
Le nuotate sono come le circumambulazioni mattutine: bracciata dopo bracciata ti preparano a sentire i sussulti dell'acqua, immergendoti in essa ....in te!
A furia di martellate sulla roccia calcarea delle nostre resistenze, dobbiamo ammettere che la riappacificazione  con l'elemento lunare e femminile è avvenuto.
Persino la scienza si è aperta alla sacralità dell'anima e la vita ad abbracciare la morte.
La conferma è fisica ed inconfutabile: una doppia veleggiata con raffiche di 40 nodi, onde alte in poppa e non un disturbo, una nausea, un senso di paura.
Col mare è pace fatta!
Passato il ponte di santa Maura entriamo in Lefkas ed evitando le vie affollate, ritroviamo una taverna appartata, frequentata da greci con una cucina molto interessante.
Qui incontriamo Juan: uno strano personaggio, un misto tra Depardieu  ed Humphrey Bogar.
Fa il giornalista nautico, ma anche lo skypper per amici. Di fondo è un professore universitario di storia, ora in pensione, amante della bella vita, delle donne e dello tsipuro. Noi di belle donne ne abbiamo due a bordo e per il nostro nuovo amico è difficile andare a dormire.
La lefkas che incanta è quella della mattina, delle viuzze bianche, battute giusto da qualche vecchietta e dalla sua stuole di gatti; quella dell'antica enoteca con le botti di legno per l'ouzo, la maga delle specie ahimè ha chiuso! boccone amaro da digerire!



Dopo il canale, reso spettrale dalle pesanti draghe arruginite, scopriamo una baia non battuta, pullulante di coralli gialli e ricci. Loro sono tanti  noi pochi e ne possiamo approfittare senza sensi di colpa.

Ancora una volta, un imprevisto vento da Sud ci porta dove vuole lui, tra monti azzurri e mare come lago dorato.
Qui si staglia un'isola alta, verde e dalle rocce bianche,morbide e vibranti. Una di esse ha il potere di diffondere i sussurri e le litanie in tutta la baia, come canti di sirene.
L'acqua di notte sberluccica di plancton iridescente e di giorno di cattura con la sua trasparenza adamantina.
Non è facile andarcene, anche se il vento in poppa, che gonfia randa e fiocco lo rende più facile.
Al lido sotto gli ulivi ci arriviamo affamati, come le vespe che si spartiscono con noi il souvlaki davanti al bagnasciuga.
La fine di questo pezzo di viaggio è una pagina bianca, esattamente come il primo spicchio di luna che si nasconde dietro il monte e che invita a portare queste vibrazioni di sentire nella vita, nel prossimo viaggio, nel prossimo libro.
Fu un'ottima partita!
con annamaria e rossella.

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