Durate una veleggiata potente al timone, mi stavo ringalluzzendo con pensieri di culto della personalità ... sul maniacale andante.... allora ho cantato le sillabe di Vajra irata.
Ero sola, Alfredo a prua nel difficoltoso montaggio dello strallo volante per la tormentina ...
...... la barca avanzava veloce su alte onde......
La mia concentrazione è stata massima nella rotta, nel tagliare le onde continiando nel canto ....per un indefinito tempo....forse un'ora.... finché si è aperto uno spazio di coscienza nuovo e profondo.
Il canto è diventato una sola infinita silaba capace di risuonare nel vuoto, fuori e dentro vibrando e portando le onde e l'orizzonte a chiudersi in un abbraccio.
Non so se la cantavo io o il vento.
Forse entrambi, in un sussurro capace di far tremare appena la fiamma di una candela,
Poi l'ormeggio con un vento pazzesco e infine un tramonto rosa davanti ad un filo di sabbia bianca tra due mari. Nuotiamo nelle Cicladi. Koloni!
Al riparo della notte e con Chopin che rende più belle le stelle ho pensato alle Madri che lottano per la guarigione e per la cura: stanno facendo un lavoro pazzesco di pulizia karmica. Onore a loro. Sono immense!
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