La terra coi suoi pensieri, la WI-FI e i microfoni verdi è una ragnatela che t'intrappola, ma alla fine ce la fai, spezzi quei fili, molli gli ormeggi e apri le vele.
Sei partito, ti dici, il cervello non ha più sezioni colorate ma è un cielo terso su cui scorrono nuvole veloci.
Ma la terra non vuole lasciarti andare.....non sai perché ma devi lottare per guadagnarti quella veleggiata col vento in poppa, quel bagno nell'acqua verde, quel cavalcare le onde che stavi sognando.
Una botta, forse è uno scoglio, la pelle si accappona, i pori si stringono fino a farti male; pensi ad una falla nella tua barca. Un papuzzi piange: la sua misera barchetta di legno insesorabilmente legata alla tua; il pescatore corre con te a vele spiegate. Si duole, piange ancora, forse vuole partire con te, si domanda la tua parte innocente.
NO. Lui è della terra. Tu sei del mare. Due destini ingiustamente legati, intrecciati dalla cime dell'ancora.
Salti in corsa sulla barchetta, molli la randa, laschi il fiocco, riduci la velocità ma non puoi fermarti. Timoni al millimetro, passi un'altra cima, eviti altri urti e alla fine liberi quell'uomo.
Ma lui ti rimane avvinghiato addosso, incarna quei pensieri, la Wi-Fi, i microfoni verdi....fili di ragno, tentacoli di piovra: la TERRA!
E' un'ingistizia, ma alla fine paghi, la compri la tua libertà. E' stata comunque una bella giornata......soprattutto una lunga giornata!
E alla via così, vento forte in fil di ruota, attento alla stramba e ai cavalloni, che scuotono la tua vela per tre ore di voli, fino al fetch di acqua chiara lì dove giganti di roccia ti scrutano dietro proboscidi, ali spiegate e ventagli da strega.
Al di là degli esseri millenari, ti attende una via nei boschi, poi tra campi irrigari e paludi, fino al tramonto greco nella terra di nessuno, nel mondo preistorico di Lakis.
La sua Kantina è chiusa, ma alla fine ceni con lui al buoio, mentre una chitarra suona lontano e il primo spicchio di luna fa un incantesimo speciale.
Adesso che la libertà è tua, t'addentri anche nel regno dei morti tra mangrovie, testuggini di acqua dolce, aironi cinerini e martin pescatori.
Poi prora a ponente e assaggi la brezza di una bolina stretta, fendi le onde, ti pieghi e senti di cavalcare esseri vivi, potenti come il vento e il mare. E quel papuzzi e la sua terra appartengono a tempi lontani.
Le acque si calmano e il tuo viaggiare procede come su un lago verde, le vele si gonfiano appena e questo avanzare piano e silenzioso, dilata il tempo: quello degli aperitivi di patelle, delle coppe piene di ricci, del polipo che si moltiplica arrotolato e steso tra riso e alghe giapponesi.
La luna rossa ascolta le tue domande, capta i segreti del tuo animo e si rispecchia, riflettendoti in disegni circolari.
Il sole tramonta tuffandosi in mare, mentre i samurai del lontano oriente si sfidano con le loro fragili spade di giunco.
La luna manda i suoi baci, mentre tu t'arrampichi a raccogliere fichi e poi sorge di nuovo sorridente e soddisfatta scrutando da lontano il tuo difficile ormeggio.
S'avvicina il giorno del ritorno, scruti il cielo e interroghi i pescatori, per evitare le burrasche in mare aperto. Come i veri
marinai temporeggi nella terra di confine, aspettando il momento giusto per traversare. Ti accolgono montagne bianche franate in acque straordinariamente azzurre, che vorresti bere per portarle via con te, piene di tutto il tuo peregrinare per mari.
E domani: SUSHI GHIACCIATO A COLAZIONE!
valentina (20-30 agosto 2016 con alfredo, roberto, olimpia, carlo, dorella e gabriella)
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