19/8 Salutiamo tutti ad uno ad uno, mi sta per venire la
tristezza, ma nemmeno ho finito i saluti che arriva Massimo saltando per
l’entusiasmo, poi Giuliana, Gabriella, Clemente, Marco e Antonella … e tutto
ricomincia.
Li portiamo in una rada lì vicino per ristorarsi subito e
dimenticare il duro viaggio in traghetto.
I tonni ci saltano intorno, facendo scappare le sardine e
arrivare in picchiata i gabbiani.
Quando partiamo per Itaka ci attende una veleggiata tosta e
adrenalinica che per fortuna dura poco!
Con questo equipaggio è subito chiaro che ho una spalla
sciamanica: Massimo.
Quando facciamo il primo tuffo ci laviamo di dosso qualcosa
di brutto, quando domandiamo al libro ci risponde con precisione, mentre
cuciniamo consideriamo che le persone fanno i piani di esistenza in funzione
della pensione, noi invece in funzione della morte. Io collaboro con lui nella
preparazione delle sue magie culinarie e diventano un po’ nostre.
Il vento imperversa fuori, la baia è meravigliosa, il cielo
pieno di stelle.
20/8. La baia di Itaka col sole è bianca e celeste. Si vede
il fondo anche se è profondo 20 metri. Dopo un bel bagno ed una colazione “spasulata”
attracchiamo a Vathi. Non la ricordavo così carina. Dal mare sembra più grande
di quella che è: ci sono poche viuzze, un grande lungo mare e belle gallerie
d’arte.
Il vento monta e ce ne andiamo ad Atoko.
La rada di stasera è magica. Apriamo il libro di Massimo “La
vita autentica” di Vito Mancuso e risponde a tutti: sia alle domande
esistenziali sia a quelle più quotidiane.
E’ stupefacente ed è molto tosto a volte con una visione
negativa sulla direzione che ha preso il mondo.
Massimo si arrampica sugli specchi cercando di dare
un’interpretazione positiva, ma non ce la fa: il libro ha risposto in modo
troppo preciso e non ci rimane che accettare nel bene e nel male la bibliomanzia.
21/8. Oggi la colazione è ben apparecchiata e la consumiamo
tutti insieme. Atoko è splendida e c’è già il vento che ci porterà a Kastos,
dove il libro ci ha detto che con i ricci “si può riprovare”.
Riguardo al vento aveva risposto che sarebbe stato “al punto
giusto per camminare”: oggi infatti è costante, moderato e veleggiamo
tranquillamente.
Clemente dal bagno torna carico di ricci grossi e pieni e
Massimo li prepara in un modo nuovo. Restiamo in baia per gustarceli. Il piatto
è talmente buono che riporto la ricetta: in abbondante olio si mette un aglio
intero non sbucciato e lo si toglie prima che fumi, poi si aggiungono i ricci
per 40 secondi, quindi un bicchiere di prosecco a fiamma vivace, lo si lascia
sfumare e poi si spegne. La pasta la si scola al dente e la si mescola con metà
condimento e l’acqua dei ricci filtrata. Si aggiunge pepe e poi nei piatti un
cucchiaio di condimento.
Dopo due rade vorremmo attraccare ai pontili di Mitika, ma
non c’è posto e scendiamo col tender. E’ una piccola cittadina della Grecia
continentale per niente turistica: le case sono piccole e quasi tutte sul mare,
nei cortili ci sono signore e signori anziani seduti a guardare o chiacchierare
fra loro; sono rugosi, vestiti di nero o comunque di antico e hanno occhi
vivaci e penetranti; c’è un barbiere di altri tempi, una sorta di magazzino
deposito che è un ferramenta e una manciata di ristoranti, ognuno col suo
peschereccio. Ci fermiamo nel secondo e lì mangiamo calamari e pesci
visibilmente appena pescati.
22/8. A Kalamos abbiamo scoperto una nuova baia, esposta a
NW: c’è una montagna boscosa, abitata da capre selvatiche che scendono sugli
scogli per abbeverarsi in mare, rocce rosse e mare verde smeraldo.
I nostri pescatori d’apnea sono già andati. Giuliana torna
con una conchiglia, Massimo scrive ed io metto un punto per tuffarmi in questo
paradiso.
I ricci li hanno raccolti anche a riva, c’erano inoltre
cozze penna, polipi e cerniotte che abbiamo lasciato in pace. Tra le pietre,
intenta a succhiarsi un riccio c’era una stella marina enorme rossa.
La preparazione del pranzo e il pranzo stesso la facciamo
durante una veleggiata tranquilla verso Nord, destinazione Meganisi, a porto
Spilia, da Babbis, che ci saluta come di consueto con tre vaffanculo; ma come
dice Giuliana è un bel vaffanculo visto che ci ha trattato con tre dentici di
mare alla brace, perfettamente cotti.
Spartakori, il paesino arroccato sopra il porto è delizioso:
casette abbarbicate in montagna, intorno ad una chiesa a picco sul mare, tutte
le vecchine in lutto ed i loro consorti seduti in strada a conversare.
Il moletto è tranquillo, la chitarra suona e il baretto in
fondo alla baia ci attende.
23/8 Mentre sgranocchio le mandorle raccolte da Gabriella il
mio sguardo si perde nel bosco di cipressi, tutti in fila a guardare il Nord in
una baia vicino a Fiskardo.
Ripenso alla lunga lettera che ho scritto ieri a mia madre,
seduta in un baretto ombroso di fronte al mare. Le ho raccontato, chiarendolo a
me stessa, come la storia di Sogno Blu, ma anche il meraviglioso e fragile
incanto tra me e Alfredo, stiano navigando verso un’evoluzione sconosciuta. Lui
ha lasciato la banca per navigare e scoprire posti nuovi e così adesso che gli
ospiti, ad uno ad uno, ritorneranno alle loro occupazioni, noi veleggeremo verso
sud, per ora Peloponneso e Creta. Ad un certo punto anch’io prenderò un mezzo
per rientrare e vivremo lontani. L’intento è di raggiungerlo spesso e di fare
in parte (anche se poco) la sua vita di viaggiatore, ammirando la sua anima avventuriera.
Quanto a Sogno Blu mi divertirò a organizzare nuovi
itinerari nell’Egeo …. Cambiare significa evolversi, crescere, scoprire luoghi
fuori e dentro di sé. Inizia un viaggio interiore, tratti di penna su paesi
stranieri, captando le loro bellezze, i profumi, i sapori e i mille volti e
sguardi che incontreremo sulla nostra strada.
Fiskardo è questo. Il resto sono il faro veneziano sull’istmo
Nord e le caratteristiche case veneziane che a me ricordano i paesini liguri
delle Cinque Terre.
Mentre passeggio nei vicoli, tuttavia, mi viene in mente un
passaggio di Luciana Percovich nel suo intervento al convegno Matriarkè: il
turismo equivale alle nuove orde barbariche, che arrivando in un posto lo
trasformano in un ammasso di negozietti tutti simili di souvenir, vestitini e
quotidiani stranieri.
24/8 Vorremmo andarcene, ma la catena si ingarbuglia con tre
giri con la barca di una famiglia israeliana. Il porto di Fiskardo, da questo
punto di vista è una trappola.
Alfredo si deve tuffare per liberare noi ed anche gli altri ed io
resto per un’ora al comando di Blue Bone, accumulando una tensione che dopo
pranzo mi ha fatto dormire per due ore abbondanti.
Siamo nella baia azzurra delle mandorle: qui all’imbrunire
prepariamo il nostro barbecue. La settimana scorsa avevamo comprato la carne
dal macellaio dell’autentica Spartakori oggi, invece, da un supermarket di
Fiskardo e la differenza si sente tutta.
La notte si prolunga negli ouzo e parte dell’equipaggio si
fa il bagno nel mare nero, sotto un firmamento fluttuante secondo il brandeggio
della barca.
25/8 Il risveglio è traumatico: i nostri resti vichinghi
hanno attratto decine di vespe fameliche.
E’ impossibile fare colazione, dobbiamo pulire tutto e
costruire trappole …. adesso la guerriglia selvaggia si è attenuata, ma
comunque ci prepariamo a salpare e lasciare qui la colonia di insetti carnivori.
Cefalonia, da Fiskardo a Sami e anche oltre, è un
susseguirsi di baie azzurre, verdi e piene di vegetazione con qualche casetta
di pietra di tanto in tanto.
Ci sfilano davanti mentre Blue Bone veleggia tranquillamente
verso Sami.
26/8 Qui Salutiamo anche quest’equipaggio.
Marco si porta via la libertà, Clemente il vento, Gabriella
nuovi orizzonti, Antonella grandi spazi aperti, Giuliana la tranquillità e
Massimo la certezza che Blue Bone non sia solo una barca.
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