Mai come questa volta la partenza è stata così incerta!
Saremmo dovuti essere in dieci per questa Pasqua greca, ma le previsioni meteo
erano davvero brutte ed in continuo cambiamento.
In sei rinunciano. Restiamo in quattro. Tra sole e pioggia
trasferiamo la barca a Santa Maria di Leuca per regolarci il giorno dopo se
partire o meno. Ci telefona Luigi e scopriamo che Patrizia ha appena perso l’aereo
da bologna.
Sembra davvero tutto remare contro, maestrale e pioggia in
andata, burrasca di scirocco al ritorno e dulcis in fundo Patrizia che perde l’aereo.
Ma poi lei prende il pullman, ci raggiungono a Leuca alle 12
e 30, giusto quando il cielo si apre, il maestrale cala ed esce il sole. Si
aggiunge all’ultimo anche Carlo e partiamo, intrepidi e coraggiosi.
Il canale è inaspettatamente calmo, il vento addirittura
debole e i temporali ci circondano senza mai colpirci, riusciamo addirittura ad
avere sempre il sole.
Non solo siamo partiti molto tardi, ma abbiamo anche
veleggiato, seppur con poco vento e quindi è stato inevitabile arrivare sull’isola
di Othonoi di notte. Con le secche che circondano il porto non è il massimo.
La traccia del Navionex ci accompagna, ormeggiamo all’inglese
e tutti infreddoliti attraversiamo l’isola con le sue incredibili lucciole per
andare a mangiare da Tasso. O Tasos? Glielo chiediamo: con una o con due S? E lui, fantastico come sempre, ci risponde
Tasos, con due! E certo una prima e una dopo!
Il giorno successivo con calma apriamo le vele per Corfù,
vorremmo fermarci nella bella rada vicino a Kassiopi, ma il tempo all’improvviso
peggiora e quando entriamo nel Mandraki sailing club arrivano groppi e pioggia
torrenziale. Un altro ormeggio difficile! Dopo tutta l’acqua Blue bone ci
regala una doccia calda e un the bollente e siamo pronti per le processioni e
le bande.
Corfù è come ogni anno in festa. Dopo un po’ di cortei
andiamo a cena con la nostra amica Stefanie che ci fa conoscere un posto
bellissimo, frequentato solo da Greci e con tantissimi piatti a mo di tapas e
poi un locale, che non riusciremo a trovare più, fumoso e con bellissima musica
per il bicchierino finale.
Ed ecco sabato e le immancabili Otri piene d’acqua
acclamate, fischiate dalla folla e poi buttate giù dalle finestre dei palazzi per
riempire la città di cocci colorati e propiziare l’annata con purezza e
fertilità. Questo rito è sempre affascinante e con esso scrivere la preghiera
nella chiesetta e accendere le candele, in attesa che passi il Pope e dia
lettura dei bigliettini dei fedeli. I riti della Pasqua ortodossa a Corfù hanno
reminiscenze pagane che non dimenticano di onorare i quattro elementi della
natura: l’acqua delle otri, il fuoco delle candele, l’aria delle preghiere e la
terra delle uova. Noi, le uova colorate, le abbiamo sbattute insieme a
Stefanie, dalla sua bellissima terrazza, dove abbiamo ammirato lo spettacolo
dei fuochi d’artificio, mentre le campane impazzavano e il vento ci portava i
canti della messa nell’Esplanada.
Come ogni anno il giorno di Pasqua si inizia a risalire
verso il canale …..ma un inteso profumo di agnello arrosto ci porta ad
attraccare all’inglese al porto vecchio, nel centro della città. In una
piazzetta poco distante c’è un camioncino con la brace e sopra a rosolare quattro
agnelli. Ne abbiamo comprato un po’ e ce lo siamo gustato su Blue Bone: da
leccarsi i baffi e le mani (tutte impiastricciate).
Con calma navighiamo verso Cassiopi e al momento dell’ormeggio
raffiche di 40 nodi….dopo un po’ di tentativi rinunciamo, si sta male e optiamo
per un posto in rada sotto le stelle nella vicina baia di Sukia.
Avremmo dovuto fare il canale il giorno di pasquetta e si
sarebbe pure potuto fare, ma perché soffrire con raffiche di 45 nodi e onda di
scirocco, ci siamo rifugiati nella splendida baia di Fiki a Fano e ci siamo
goduti una pasquetta di sole. Siamo stati bene e l’audacia di partire è stata
ricompensata.
Anche questa Pasqua greca, nonostante un po’ di mal tempo, merita
di essere ricordata.
Valentina
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