Che le nuvole si aprano, che sopra il monte spunti il sole, che il grigio sia spazzato via dalla luce.
Othonoi ci accoglie deserta: i suoi cinquanta abitanti sono ancora chiusi in casa. Noi pochi velisti ci raduniamo per caso da Tasos.
Non ci sono le stelle ma sul mare brillano le lucciole.
Il ventre di Blue Bone ci culla in una notte senza tempo..
Il risveglio è un pigolare leggero di pioggia. Tutto è grigio e calmo come una colazione zen con la marmellata di mandarino piccante.. Si parte e spiove.
Arrivati in prossimità delle montagne le nubi si aprono, il sole le squarcia e l'azzurro violento del cielo e del mare, appena svestiti dall'inverno, irrompe sulla scena.
Sembra un lago fino alla città antica incastrata tra i due castelli.
Un giro di banda, tamburi e ottoni suonano a morte, baldacchini di fiori, statue e dipinti sfilano nella folla. Incontriamo Stefanie in un bar appartato per un aperitivo e finiamo il vino sulla sua terrazza tra tegole e campanili.
Il tempo scorre fluido e in sincronia: un tavolo si libera, un'ottima cena è servita, un coro e l'ultima banda ci accompagnano a dormire.
Anche oggi è primavera. Le otri cadono dagli antichi balconi. Le strutture e gli schemi mentali vanno in frantumi. Si festeggia la Morte!
Le onde in questa tratta di ritorno sono alte e ci schiaffeggiano, fredde e salate. Corfù ci saluta coi suoi scogli bianchi come castelli abbandonati, ricoperti di selva.
Del rientro ricordo solo i nostri visi trasformati: come di bambine appena partorite, come di ragazzi innamorati per la prima volta, come di pugili orgogliosi del loro occhio nero.
Alfredo, Valentina, Antonella, Daniela, Fiamma, Valerio e Tiziano.
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