domenica 25 agosto 2019

La strenua resistenza della Gomera

Es la hora de emprender el camino! Gomera di nuovo ci chiama.
Alcuni chilometri di canyon pietrosi, strapiombi sul mare, vallate coltivate e roques solitarie e iniziamo una discesa al centro della foresta.
Un letto di terra e foglie umide, svirgolate di farfalle e tutti i toni del verde. Scintillano l'azzurro e l'oro sopra la tua cortina di foglie vibranti.
C'è sempre un sasso per farci superare un rigagnolo d'acqua,  un ramo morbido di muschio cui afferrarci per non scivolare, una radice dove puntellarci.
La tua foresta subtropicale vaporizza l'essenza delle erbe aromatiche, dei fiori viola e arancioni, delle calle bianche e delle ginestre. Respirarti sa di fresco e di buono.
Così storditi giungiamo al centro del tuo cuore.
Un manto di felci secolari attenua l'impatto dell'ultimo salto.
Ci voltiamo tutti e quattro lasciandoci alle spalle un panorama mozzafiato sul Teide e ognuno senza fiatare si accomoda su un sasso e resta
ipnotizzato dal "ruido" dell'acqua che precipita fino ad un lago puntellato di fiori.
E' qui che tu ci canti ancora e ancora delle nostre storie dimenticate, quando tu eri ovunque e noi non eravamo altro che questo: un suono che scroscia e teneramente gorgoglia, che precipita e fluisce, e nel frastuono della sua energia, improvvisamente si allarga e vibra della lenta caduta di una foglia, del battito d'ali d'una libellula e del tonfo soave di un pietrisco.
Oh isla de mi corazòn, escùchame por favor!
Mantieni questa intensità e resisti resisti,  arginando i deserti!
Ma tu non mi ascolti!
Que pena y que dolor vedere, dopo la magia del tuo cuore, gli scheletri delle tue ferite. Gli alberi sopra la Valle del Rey, sono croci annerite dal fuoco, lo stesso che proprio ora continua ad inghiottire  ettari di boschi appena un'isola dietro, e intere foreste un continente più a ovest.
Ma sono io che non ti ascolto o forse non so vedere!
C'era una nube in cielo, proprio sopra la tua baia di acqua più azzurra e trasparente, aveva la forma di un granchio prima che il vento la disperdesse.
Stava lì a ricordarmi la mia ferita, quel piccolo neo che non era innocuo,  frutto di un sole troppo caldo e che ora sembra il morso di uno squalo.

Le nostre cicatrici ci servono
- vero Gomera?
 per non dimenticare,  aprire una via e non smettere di lottare!

- Più o meno  è così, ma anche tu sbrigati a cambiare perchè,  almeno finchè  io e te non saremo una  sola - mia cara Vale - proprio  non è scontato che sopravviva la gentilezza della mia Foresta Pluviale.


1 commento:

  1. Deve essere uno splendido luogo, mirabilmente descritto da Valentina...

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