martedì 10 agosto 2021

Coppia Regione Puglia-ASL Lecce vince Medaglia di Fango al "giogo" del Rimpallo

 


E  mentre gli italiani resistono all’Italia che affonda  e con determinazione, altruismo e dedizione ci regalano la Coppa europea, il secondo posto a Wimbledon, il  record mondiale dei 100 metri  ed importanti Medaglie Olimpiche….

l’Italia dei politici e dei Burocrati pelati, grigi e indolenti, che fa?

Si aggiudica la medaglia di fango al Giogo del Rimpallo!

Questa storia probabilmente non la leggerà nessuno, ma la scrivo lo stesso come sfogo personale e nel tentativo di dare voce ai milioni di persone che affrontano ogni giorno i muri di gomma della burocrazia digitale italiana, sapendo che molti di loro sono anziani, sono malati, sono soli, non conoscono leggi, circolari e prassi tutte nostrane.

È aprile 2021 siamo un gruppo di cittadini Italiani all’estero, nelle più efficienti Olanda e Francia d’oltre oceano e abbiamo l’immensa fortuna di ottenere in tempi record il vaccino contro il Covid. Io ho 48 anni e nel mio stesso giorno in Italia vaccinano mia nonna 98 enne.

Gli olandesi ci rilasciano un certificato che contiene già tutti gli estremi per essere riconosciuto in Europa: è tradotto in inglese, reca i nostri dati identificativi, il numero di lotto del vaccino e il tipo di farmaco, approvato dall’EMA.

Penso che sarà semplice una volta tornata nel mio amato paese ottenerne il riconoscimento.

Ma non è così. O meglio non è così per tutti.

Io  e il mio compagno veniamo  trasformati in una pallina da ping pong nella sfida a Rimpallo, che la coppia Regione Pugia-ASL Lecce vince superando qualsiasi record umano.

 Inizia il Ministero della sanità che con un rovescio eccellente ci indirizza alla Regione  Puglia. Ci scrivono che sì il nostro certificato olandese  è assolutamente valido e che la Regione Puglia è competente a legalizzarlo ai fini del green pass.

La Regione risponde con un dritto: “certamente è valido; ma compete al Ministero. Il Ministero ribatte: “la vostra Asl di competenza, Ufficio prevenzione deve inserire in banca dati il vostro certificato”.

Sono orgogliosa del mio Stato e della mia Regione. Con due telefonate e due email è già tutto risolto. Del resto la mia amica Vaifra  in Emilia Romagna, vaccinata in Martinica, ha già il green pass e la nostra amica Cecilia italiana residente in Germania, vaccinata con noi in Bonaire- Olanda ha ottenuto subito il green pass in farmacia. Mi rallegro che la Puglia non sia da meno.

Ma …mai dire gatto, finchè non ce l’hai nel sacco.

Ci presentiamo in ASL Ufficio Prevenzione, via don Minzoni e qui sono eccezionali: rimpallano senza tregua e  senza mai far toccare la palla al suolo. L’usciere ci da il biglietto alla fila giusta, che ci rimanda al primo piano, che ci spedisce alla porta accanto dell’omino vestito di grigio, che dopo aver parlato con la moglie, l’amico del calcetto  e chi sa chi altri ci rimpalla al corridoio accanto, che ci rimanda al piano superiore dal funzionario  che sta prendendo il caffè, ma che poi incontriamo sulle scale e ci manda all’Urp ma l’Urp è solo un cartello che ti fa girare in tondo in un labirintico corridoio di piazza Bottazzi, finchè non si palesa essere una semplice mail, che  con un tiro lungo ci rispedisce al Ministero. Sono le 12:00 la palla ora può toccare il terreno, perché tutti chiudono al pubblico, le linee magicamente cadono, i telefoni squillano a vuoto, alle email nessuno risponde.

E va avanti così per tre giorni, con 45 gradi, perché l’aria condizionata fuori dalle porte non c’è e l’uscio di questi uffici non lo varchiamo nemmeno.

Poi dai caraibi, Luca, un amico apprende dalla sua regione il Friuli Venezia Giulia, che il Ministero della Sanità ha emanato una circolare in base alla quale risulta per iscritto competente l’ASL di Residenza, per gli italiani vaccinati all’estero. Questa circolare detta tutti i criteri, adesso non potranno ignorarci ancora!!!!

Bene. Si ricomincia: ASL, Ministero, Regione, ASL, via telefono, via email, poi uffici e telefono. Alla fine del gioco risulta che la Regione Puglia non ha emanato le modalità in base alle quali gli Uffici Asl Lecce potranno inserire il nostro certificato.

Conclusione: al Cinema del Comune di Lecce mi hanno fatto entrare solo perché ho ruggito e azzannato il povero ragazzo 21 enne che, trasformato, suo malgrado, in ufficiale autenticatore di green pass, aveva ricevuto il dictat di non far entrare persone senza il QR code; sono stata presa ad una scuola di eccellenza in Spagna che vuole il green pass e il vaccino….. gli andrà bene se glieli presento separatamente? In aereo mi faranno entrare o dovrò fare anche il tampone? A quale numero verde di quale ufficio mi dovrò rivolgere per lavorare,  esercitare i miei diritti e le mie libertà?

Ma questi uomini  grigi e queste donnine tutte imbellettate e insipide anzicchè parlare al telefono dei fatti loro e zuccherarsi per ore il caffè davanti ad una triste macchinetta, non sarebbero più felici e belli se facessero bene il loro lavoro e facilitassero la vita degli altri,? Non dico la mia, ma almeno delle persone anziane che fanno la coda al sole, delle donne incinte, delle persone che hanno difficoltà ad usare Internet?

Quanta rabbia e tristezza inutili vengono generate quando  la piattaforma “pago pa” non funziona, perché non funziona mai! Quando lo spid non apre tutte i cassetti che dovrebbe aprire, quando con la tua Carta d’identità elettronica  chiedi un certificato, ma non ti arriva, e quando dopo che hai prenotato la tua visita medica con lo SPID devi comunque chiamare il CUP per confermarla?

Oggi è san Lorenzo non cadranno palline da tennis né circolari, né green-pass, ma cadranno le stelle e allora visto che non posso entrare da nessuna parte, senza ruggire e azzannare me ne sto in spiaggia a esprimere  i miei desideri:


che crescano i capelli a tutti i  funzionari che si prendono a cuore gli utenti,

che possano vivere a lungo tutti gli informatici che faranno funzionare un sito italiano, come uno olandese;

che passino tante giornate felici per quanti problemi risolveranno gli addetti ai numeri verdi

che ottengano tutti i like che desiderano i politici che emaneranno norme semplici e  utili a vivere le proprie libertà e i diritti (va bene anche se le copiano dalle regioni o stati più efficienti);

che abbiano labbra carnose e pelle liscia tutte le funzionarie che accetteranno di far accomodare nel loro ufficio un utente affaticato e accaldato,

che tutti coloro che non trovano soddisfazione ai loro sacrosanti diritti, possano vivere in posti meravigliosi dove tutti questi “gioghi” non sono mai stati inventati, felici soddisfatti e contenti

Valentina

venerdì 16 aprile 2021

BONAIRE

Isola di Bonaire, Antille olandesi, arrivati all' alba, stanchi, dopo 4 giorni e 4 notti di navigazione.

Una voce femminile alla radio ci dice di accostare a dritta lungo il dock del gasolio ma ce lo comunica in 4 lingue diverse, usandole contemporaneamente! Già solo questo sarebbe bastato a farci intuire qualcosa sui simpaticissimi abitanti dell' isola. Accostiamo al pontile alle 7 circa e ad accoglierci troviamo soltanto 5 soggettoni che ascoltano musica da balera ispanica degna del peggiore bar di Caracas, fermi immobili che ci osservavano senza muoversi. Metto un piede al di la della falchetta per sbarcare e ci viene incontro, staccandosi dal gruppo, con aria di strafottenza (le mancava solo un grosso sigaro in bocca) la prima delle 5 iguane del comitato d'accoglienza. Le si leggeva in faccia: “Chi è che osa rompere i coglioni alle 7 del mattino mentre arrivano i primi ghiotti raggi di sole”!? Dopo una trentina di secondi buoni, il capo richiama la milizia e spariscono tutti dietro la staccionata, lasciandoci soli con la musica.


Mentre mi volto a guardare esterrefatto Valentina si avvicinano gli umani veri con la tipica velocità caraibica a prendere le cime con tutta calma indipendentemente dal fatto che soffino 25 nodi o 5 di vento.

Una volta nell' ufficio del Marina riesco a dare un volto alla voce della radio, è Marvis, una evanescente indigena che mi parla con la stessa lingua della radio, un mix tra i Minions, gli Umpalumpa della “Fabbrica di cioccolato” ed il monaco eretico del “Nome della rosa”. Scopriremo dopo che si tratta della lingua locale, il papamiento composto da Spagnolo, Portoghese, Olandese e Arawak, non sembra vero ma si capisce tutto o quasi.

Per strada vedremo poi cartelli del tipo: BON BINI' NA BONAIRE; grazie si dice DANKI DANKI, ci vediamo TE ORO e anche se parli in dialetto ci si capisce. Bene è deciso: questa' isola ci piace!

Chiaramente noi non parliamo il papamiento e capita spesso di comunicare in inglese che qui si apprezza comunque; come quella volta che entrando in un negozio chiesi di poter comprare della verdura ed un rotolo di carta sfoggiando il mio miglior inglese e per tutta risposta mi sento dire: “But do you speak English”? facendomi crollare in un nanosecondo tutta la mia autostima-linguistica. Le persone qui sono così, genuine e simpatiche come la lingua che parlano.


Ogni tanto si vede qualche ragazzotto locale che va dietro alle olandesine in vacanza rosolate dal sole con apprezzamenti fischiettati o per dirla con un neologismo facendo catcalling! Una cosa che mi ricorda l 'infanzia, da buon paesano quale sono!

Ma non è tutto oro quel che luccica, abbiamo notato ahimè molta insofferenza dei locali nei confronti dello “sporco colonizzatore olandese” che effettivamente, come succede nella maggior parte delle isole caraibiche “occupate” non lascia molto spazio agli autoctoni economicamente e socialmente parlando per cui non è difficile imbattersi in cartelli del tipo: “stop dutch apartheid” oppure “no mas manipulashon”.


Vero è che gli stessi olandesi con il loro spirito marziale, la loro maniacale osservanza delle regole e il loro esagerato senso del dovere hanno permesso, con l'istituzione di parchi marini, divieto di ancoraggio e costante controllo del territorio, la conservazione pressoché intatta della natura: un vero e proprio paradiso terrestre tra flora e fauna.


Certo, questo smisurato senso civico arriva al paradosso quando, durante uno dei tantissimi lockdown pandemici, arrivano a chiederci di scegliere il gusto del gelato attraverso un numero di whatsapp che lo stesso gelataio ci evidenzia attraverso il vetro anzicchè guardare il nostro ditino che indica la vaschetta prescelta!

Chiaramente abbiamo optato per una gelateria un po' più... italiana!

sabato 26 dicembre 2020

Filastrocca dell'ora che scocca



Navighiamo costeggiando la montagna
Senza proferire ancora una parola
L'acqua è immobile che ristagna
Rispecchiando i ciuffi rosa dell'aurora.


Il cielo impazzisce di colori
Squarciati da un sussulto di spavento:
Siamo troppo vicini alla roccia, fremono i cuori
Tu cadi morto sul pavimento



Ci risvegliamo come da un sogno
E' troppo tardi per qualsiasi manovra a vela
Di calde lacrime ci sarebbe bisogno
Ma c'è da tener rotta e dovrà sbattere la tela.
                                                                
Si apre alla vista una profonda rada
Sembra la Grecia verde di foreste
E' Rond Island tra Carriacou e Grenada
Piena di correnti e di quel suo mar celeste
  
E' un buon posto, penso, per alzarsi da quel pavimento.



E allora inizio  a nuotare seguendo un pesce azzurro 
Riconosco la tua smorfia nel profilo di un "caurro"
poi mi perdo nei blu chiari
rincorrendo le farfalle dei fondali.

                    Resisto finchè posso                 
Incontro un grosso pesce rosso
Finchè nel ritornare a galla si schiude finalmente il cuore
e non so più se sono lacrime, acqua di mare o grumi di dolore.



Sono a St George  il giorno del funerale 
Una città lontana di muri colorati e vecchi
Mi ritrovo attonita e sconvolta a passeggiare
Mentre al porto attraccano i pescherecci


Mi seggo all'ombra davanti al molo
Stordita dal caldo e stanca
Si siede al mio fianco un uomo solo
con una croce semplice di legno bianca



Con un pennello a inchiostro nero
Dipinge senza guardare l'orologio
Con la malinconia dell'artigiano vero
Una frase d'amore come necrologio


Non è più solido l'Universo dello spazio tempo!
Ancora un sussulto ma più di 
gioia che di spavento
E non so più se sono morta io 
e tu, come in un sogno, me lo stai dicendo
O sei partito tu e io lentamente ti sto raggiungendo



domenica 1 novembre 2020

Una chiaccherata con Valentina e Alfredo


Questa volta, invece di un racconto postiamo una simpatica intervista che ci ha fatto Giampaolo, un nostro amico velista, sul suo canale youtube "Sailing italian style". Buona visione:

https://youtu.be/-BceWNHYWWg



giovedì 27 agosto 2020

Au Revoir!


Non credevo che un abbraccio vietato  potesse generare poesia.

Istintivamente ci si slancia l'uno verso l'altro ma ci si deve  trattenere. Per incanto però ci si riesce a toccare senza sfiorarsi e la partenza non può mettere più distanze tra  noi.

E' stato più o meno così salutare Giorgio e Gisella e dare la poppa alla Martinica.

Sei volte la luna piena si è riflessa sul loro sassofono e sulle acque dell'isola e con altrettanti rintocchi ha scandito il tempo ed illuminato una via, mentre il mondo nella notte dormiva sonni agitati.

Martinica sarebbe stata solo una spiaggia bianca contornata di palme e fiori, vista tante volte nelle cartoline. Ma è accaduto che il mondo si sia stretto su se stesso chiudendosi in angusti confini, proteggendosi non più da bestie feroci o da eserciti in guerra, né da uomini in fuga dalla fame, ma da microscopici e mortali virus.

In mezzo ai confini chiusi siamo rimasti noi, a dondolare attaccati ad un'ancora, pronti a fuggire dagli uragani.

Eppure ho viaggiato di più percorrendo a nuoto una sola baia che unendo le miglia di navigazione per arrivare fin qui attraversando un Oceano. 

Ho scoperto ogni giorno un nuovo mondo tra le pieghe di uno scoglio. 


Ho imparato a respirare con la bocca, prendere molto fiato e trattenerlo dimenticandomi della necessità dell'aria, per restare più a lungo possibile nel mondo di sotto.

Sono servite sei lune per vedere fino in fondo quanta bellezza e pace si possono nascondere sotto i nostri piedi e capire quanto siano importanti e fragili.

Distratti da tanti falsi bisogni e confusi tra urla di paura e rabbia non ci accorgiamo che il paradiso è intorno a noi.

Io l'ho riconosciuto nelle stelline blu-fluorescenti delle damigelle di mare, nei piumaggi dei lion fish,  negli occhioni dolci dei pesci rossi, nell'eleganza delle murene, nell'incanto di un enorme pesce palla nascosto tra le rocce e nella sinuosità dei serpenti di mare.

Poi anche loro hanno iniziato a fidarsi di noi, a nuotarci intorno senza paura e improvvisamente sono diventati migliaia e ci hanno mostrato tutti i loro sfavillanti colori.


Si sono accesi i pois dei pesci balestra, il blu elettrico  dei pesci trombetta, si sono avvicinate enormi tartarughe e sono arrivati a deporre le uova i variopinti pesci pappagallo.

Nel silenzio del loro mondo, fatto di anemoni e coralli, si è finalmente sciolto il chiasso del mio.

E tutto questo non l'avrei visto, perchè stavo già andando via per cercarlo altrove!

Ho capito che la bellezza è ovunque, ma è più facile ucciderla che notarla. 

Quante volte l'abbiamo divorata in un all you can eat, o  fotografata come trofeo di caccia, intrappolata in un selfie, consumata e dimenticata come un giocattolo usato.

Perchè ci affanniamo a rincorrere i tempi della giungla di auto, dell'aria avvelenata, degli assordanti insulti e parole aggressive diffuse via cavo, via etere, blutooth o WiFi?

Perchè tutta questa fretta?! 


Allora quasi quasi mi fermo ancora un po' da queste parti a respirare aria con la bocca, perchè non so ancora se è più difficile affrontare un uragano o le vorticose illusioni di una cultura bulimica e arrabbiata che, come tutti, mi porto dentro.

I due amici alati


Senza rendercene conto scivoliamo dentro una zona caratterizzata da un vento sempre più debole, incostante e che ruota in modo preoccupante verso i quadranti Sud. Ogni tanto arrivano dei groppi che dovrebbero anticipare una "Tropical Wave", che per ora si limita a lambirci, regalandoci qualche folata di vento e qualche goccia d'acqua dolce.

Ce ne è uno però che ha preoccupato molto la coppia di uccelli bianchi con la coda lunga e sottile che traversa insieme a noi da Capo Verde. Si tratta di due fetonti. Il fronte è piuttosto esteso e, sebbene non si vedano fulmini, c'è una grossa massa d'acqua che precipita in mare: la vediamo alla nostra dritta. Gli uccelli temono di bagnarsi il piumaggio con tutta quell'acqua e di avere difficoltà nel tenere la loro rotta. Nell'aria si sente forte odore di pioggia, le nuvole nere ci hanno quasi raggiunto e la coppia di volatili si separa: uno dei due rimane in alta quota, l'altro scende verso di noi. Vola intorno alla barca  tentando l'atterraggio da prua. Tenta la manovra varie volte e sembra stia per riuscirci, ma alla fine capiamo che le sue sono solo prove e non si poserà almeno che non ce ne sia una vera necessità. Per il momento raggiunge il suo compagno e continuano a volarci vicino, pronti a usarci come zattera di salvataggio se le cose si mettono male. Purtroppo per noi, che li avremmo voluti conoscere più da vicino, e per fortuna per loro, che invece dall'uomo preferiscono tenersi alla larga, la pioggia non è mai arrivata. Si è esaurita a mezzo miglio dalla Gyziana e quando il groppo ci è passato sopra sono rimaste poche gocce sporadiche.

Passato il pericolo i fetonti si allontanano di nuovo e noi ritorniamo ad arrancare senza vento. Ogni tanto si alzano 8 miseri nodi che cerchiamo di sfruttare con una farfalla le cui ali sono lo Yankee e la Staysail. Ma è davvero dura. Dopo una notte e un giorno passati a galleggiare su un mare ritornato olio, arrivano buone notizie da  un messaggio di Danilo via radio a onde corte: "La Tropical Wave è sempre stata avanti a voi e ora pare essersi esaurita davanti a Porto Rico. Siete riusciti ad evitarla. Presto dovreste ritornare ad avere Aliseo costante".

Ed infatti già a metà notte un po' di aria si alza, finchè in mattinata, con un cielo di nuovo spettacolare di un azzurro intenso frastagliato da piccole nuvole arricciate, ritorniamo a essere spinti dal vento portante. 


I nostri amici piumati si avvicinano ancora una volta come a volerci salutare, prima di riprendere rotta verso i Caraibi. Ormai mancano solo 130 miglia, forse non li incontreremo più prima di atterrare, ma è stato un vero onore fare il viaggio con questi due esseri forti e coraggiosi. Li salutiamo come si salutano i grandi amici e uno dei due plana sull'acqua molto vicino a Gyziana prima di scomparire all'orizzonte.

Alla via così amici e tanto tanto buon vento per i vostri incredibili voli.

Lasciamo Capoverde


Forti della prima esperienza oceanica, tutto sommato tranquilla, riprendiamo il mare in pantalocini e canottiera senza cerate e senza apprensione. L'uscita dall'isola di San Vincenzo è tranquilla, il vento allegro ed energico, ma il mare  calmo, perchè le montagne ci fanno da ridosso. Anche questa volta ci scortano allegri banchi di delfini che saltano acrobaticamente davanti alla prua di Gyziana. Insomma sembra una festa, una scampagnata fuori porta.... finchè non arriviamo in mare aperto dove ci aspettano onde nervose e disordinate che ci fanno soffrire il mal di mare e rendono ancora una volta la vita di bordo molto difficile.

Finché  un giorno sentiamo nell'aria  qualcosa di diverso: fa finalmente caldo! Pensiamo bene allora di approfittarne e allestire una sala bagno sulla coperta di poppa e dopo circa cinque giorni finalmente ci regaliamo una doccia!

Ci divertiamo da morire, buttandoci sopra secchiate di acqua salata, tra maldestri tentativi di mantenere l'equilibrio su una superficie convessa e resa viscida dal sapone ed esilaranti scivolate.

Incredibile quanta felicità si possa celare in una semplice doccia! Non è solo un momento estremamente piacevole ma ci lava da dosso definitivamente il mal di mare. Eppure le onde non sono diminuite, tutt'altro. Il mare è andato gradualmente formandosi sempre di più. Adesso dalla nostra poppa ci inseguono dei monumenti d'acqua di cinque sei metri che, come colline azzurre, talvolta superano in altezza i pannelli solari. La maggior parte di queste montagne oceaniche nemmeno ci schizza, perchè si insinua sotto la chiglia di Gyziana portandosela in spalla come farebbe un giovane papà con la sua figlioletta. Quando siamo in cima al gigante buono, dominiamo tutto l'orizzonte schiumoso. Poi iniza la discesa con rincorsa: la barca surfa sul crinale e precipita a tutta velocità nell'incavo tra l'onda che va e l'onda che viene.

Restiamo giù una decina di secondi buoni, durante i quali l'universo si deforma come fosse plastico e si avviluppa su se stesso occludendoci lo sguardo sull'orizzonte: abbiamo mare intorno e sopra di noi, nobile e vivo, vicino e fluido e non possiamo vedere altro. Se ci fosse un'altra barca a pochi metri di distanza, anch'essa nell'incavo dell'onda non la potremmo vedere, figuriamoci un uomo a mare. Andiamo su e giù su queste montagne russe per altri quattro giorni almeno, cercando di non finirci dentro.

Un'altra cosa che cambia andando a Ovest sono i colori. Se prima il mare era uniformemente scuro,


ora per un gioco di nubi, sole e onde si colora per chiazze molto vaste di un azzurro elettrico, come se un faro lo illuminasse da dentro. Sono striature di bluette acceso che contrasta con il nero schiumoso di tanto in tanto macchiato di verde smeraldo quando la cresta dell'onda si arrotola.

Ogni tanto abbiamo degli ospiti con noi. I primi sono una coppia di trampolieri, che tentano l'atterraggio sui pannelli solari per riposarsi, ma perchè ci riescano dobbiamo aiutarli bloccando l'eolico. Anche una rondinella si riposa sul ponte ed infine ci sorvolano due uccelli bianchi mai visti prima, con un piumaggio candido, una coda lunga e sottile, un becco grande e giallo, che ci ricorda quello dei pappagalli. Loro non atterrano ma li rivediamo anche i giorni seguenti, finchè un'ultima volta non ne ritorna uno solo. Ci auguriamo che l'altro sia solo più indietro.

Ci seguono anche albatros solitari a pesca, eppure ormai abbiamo percorso già 800 miglia e la terra per loro dovrebbe essere lontana. ma lo spettacolo più bello ce lo regalano i pesci volanti, ribattezzati fatine del mare. Ce ne sono a migliaia, grigio celesti con le ali sberluccicanti di argento. Saltano fuori dagli abissi ora in gruppo ora sole, volando anche decine di metri prima di rituffarsi in mare. Talvolta, soprattutto di notte, si spiaggiano sulla coperta della barca. Quando ce ne accorgiamo riusciamo ad acchiapparli nonostante sguiscino e si dimenino, e a ributtarli in acqua a volte però li troviamo già morti e comunque li restituiamo al mare.

Qualche volta il sole dipinge dei quadri all'alba e al tramonto e quando succede restiamo in contemplazione finchè l'ultima sfumatura non si dissolve come un mandala di sabbia. 

Se di spettacoli dobbiamo parlare, il mio preferito rimane la notte. Mi sono scelta il turno dalle 3 alle 5:30 perchè a quell'ora le stelle che preferisco sono basse all'orizzonte e mi fanno da bussola. La più bella è Sirio (almeno credo), una grande stella a metà tra la Cintura d'Orione e il Cane Minore. Ce l'ho proprio di fronte, è luminosissima e fa tre lampi di luce: uno bianco, uno rosso ed uno blu. Seguendo quei colori ritmati inizio a navigare in un fluido di luce buia, puntiforme, vuota e viva in cui tutto sembra interconnesso. Non mi è difficile allora immaginare le persone care nel loro letto che dormono, mentre vengono inondate da questi raggi ed insieme a loro tutto il mondo e i suoi abitanti conosciuti e sconosciuti, visibili e invisibili.


Preferisco i giorni di stelle, ma anche la luna è stata una dolce compagnia. L'ho avuta allo Zenit quando era piena, poi via via più giù alle mie spalle, perchè tardava sempre più nel sorgere. Non la potevo vedere  ma la sua luce fredda era come energia pura che mi pioveva sopra e che tutto rendeva magico e vibrante.

Finchè una notte al cambio di turno tra me e Alfredo, mentre gli passavo le consegne, questo Universo perfetto di pace e luce non è stato squarciato, come se un fulmine scagliato da Giove contro Nettuno stesse annunciando una guerra tra gli Dei di sopra e gli Dei di sotto. Alfredo, che guardava dalla parte opposta alla mia,  ha avuto un fremito di paura nel vedere quella saetta. Ma lui ne poteva vedere solo il riflesso sull'acqua. Io - che guardavo a Sud -ne sono rimasta folgorata. Per fortuna non era l'annuncio di una terribile tempesta ma un'enorme meteora distaccatasi da chissà quale mondo e consumatasi in raggi verdi, azzurri e viola al contatto con la nostra atmosfera. E con lei nel cuore per oggi vi saluto e vado a dormire.