domenica 5 maggio 2019

Una veleggiata indimenticabile

Antigues è già partita, Alfredo si prepara a lasciare il porto con spring e cime a doppino.

Io devo accendere il computer, perchè è arrivata la risposta della controparte ad una questione di lavoro.

Alfredo è pronto, mi chiama per partire prima che si alzi il vento, ma io sono da tutt'altra parte: 

- L'avverario ha esagerato, ha tirato troppo la corda, ha cambiato i termini del contratto, gli dico.
- L'accordo salta. Io non me la sento di partire!

Alfredo cerca di farmi ragionare: 
- Restare in questo porto di fortuna con 30 nodi di vento non è il caso. Non puoi lavorarci domani su questo caso?

Mi prendo mezz'ora per raccogliere le idee. Sento un fuoco dentro che ribolle e come un disco rotto ripeto che l'accordo salta e che bisogna impugnare il contratto originario subito!

Il mio cliente, al telefono, trema e inizia a portarmi nei suoi ragionamenti infiniti e tortuosi, che generalmente mi fanno perdere la rotta.
Questa volta però devo partire, e subito: il comandante scalpita.

Chiudo la telefonata. Riprendo il mio punto di vista e scrivo solamente  il testo secco di una PEC: dettiamo le ultime possibili condizioni per una trattativa, poi si vedrà.


E così salpiamo.

Alfredo si era preparato a partire da solo, esagerando con i doppini,  sono distratta e le cime da recuperare sono  troppe. Per partire in sicurezza alla fine siamo costretti ad  abbandonarne una.

Il vento è giusto, il mare calmo, ma non riesco a rilassarmi.

Il capitano continua a sottolineare la bellezza dei colori, la perfezione del vento per le vele. Io resto assente rapita da foschi pensieri di battaglie legali.
Non riesco nemmeno a vedere il profilo dell'isola che mi scorre davanti.

Squilla il telefono, e' mio padre : le sue parole sono una doccia fredda che resetta tutto:

- Vale. Il tuo amico e collega A.  ha avuto un'ischemia celebrale! Dovrebbe essere fuori pericolo!

Segue un istante infinito e vuoto.

Poi lentamente riaffiorano i colori, l'isola è quasi finita, davanti a noi solo mare, dietro le dune di sabbia brillano illuminate dal sole, contrastando con le rocce rosso scuro delle montagne.

Chiamo A., ma non squilla perchè il telefono è già completamente senza rete.

Mi dice che è fortunato a poterla raccontare, che non ne vale proprio la pena di preoccuparsi così tanto per il lavoro e che ho fatto bene ad andarmene lontano in barca a vela.

Lo invito a venire qui non appena uscito dall'ospedale ma  lui arriva  subito e iniziamo a goderci una veleggiata indimenticabile.

Alfredo arma e disarma prima il genoa poi il cutter. Li prova insieme e separati, con la massima invelatura e con diversi livelli di riduzione.

Poi inizia a testare la randa: la cazza, la scarrella, tesa meglio la base, alla fine mette una mano di terzaroli.

Quando il frazionamento delle vele rispetto al vento è tale da eliminare la straorza, il sole è alto, lui passa al timone ed io mi cerco un posto per godermi il sole.

A poppa sventola la bandiera belga e Gyziana ci porta alla via così, senza parole, senza pensieri, puntando il profilo della Isleta che inizia ad emergere all'orizzonte sopra la foschia.


8 commenti:

  1. Forza navigatori, godetevi tutto quello che la natura fantastica mi offre ... Buon vento.... VALERIA

    RispondiElimina
  2. Comincio ad affezionarmi a questi racconti...aspetto il prossimo! Sempre piú avvincenti! Mentre in Italia e da me é tornato l'inverno voi potete godere di un'estate che dura tutto l'anno!
    Saluti e baci ...anche a Maligno !

    RispondiElimina
  3. I termini tecnici per me sono arabo.....ma tutto il resto è poesia. Beata te Valentina

    RispondiElimina
  4. Mi hai fatto sognare Vale, spero in un prossimo futuro di fare parte del vs. equipaggio.... capitano permettendo😉

    RispondiElimina
  5. Vale i tuoi racconti sono meravigliosi. Con la descrizioni di paesaggi ed emozioni e termini tecnici (incomprensibili) ci trasporti in un modo pieno di poesia. Grazie!

    RispondiElimina

RICORDATI DI FIRMARE IL TUO COMMENTO